Inflazione nelll’euro-periodo

Secondo quanto affermato dalla Cgia di Mestre, tra il 2002 e il 2012 (ovvero, nell’euro-periodo), le regioni italiane che hanno subito maggiormente la morsa dell’inflazione sarebbero state quelle del mezzogiorno, con aree che hanno visto crescere più delle altre il costo della vita. Calabria, Campania, Sicilia e Basilicata guidano pertanto la poco invidiabile classifica, con inasprimenti dei prezzi che sono stati particolarmente ingenti per l’alcol, il tabacco, le ristrutturazioni, gli affitti, le bollette, i combustibili e i trasporti.

I dati statistici elaborati dall’Ufficio studi della Cgia di Mestre, evidenziamo come tra il 2002 e il luglio di quest’anno, l’inflazione media italiana è cresciuta del 24,9%. “In Calabria si è registrato l’incremento regionale più elevato: +31,6%” – afferma la Cgia in dichiarazioni riportate dal quotidiano La Repubblica – “Seguono la Campania, con il +28,9%, la Sicilia, con il +27,6%, e la Basilicata, con il +26,9%. Le meno interessate dal ‘caro prezzi’, invece, sono state la Lombardia, con un’inflazione regionale del +23%, la Toscana, con il +22,4%, il Veneto, con il +22,3% e, ultimo della graduatoria, il Molise, dove l’inflazione è lievitata ‘solo’ del 21,7%”.

“E’ opportuno sottolineare che il maggior aumento dei prezzi (intanto, inflazione Eurozona stabile a luglio 2012, ndr) registrato nel Sud non deve essere confuso con il caro vita. Vivere al Nord” – afferma in particolare Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia di Mestre – “è molto più gravoso che nel Mezzogiorno. Altra cosa, invece, è analizzare, come abbiamo fatto noi, la dinamica inflattiva registrata in questi ultimi dieci anni. La maggior crescita dell’inflazione avvenuta nel Sud si spiega con il fatto che la base di partenza dei prezzi nel 2002 era molto più bassa rispetto a quella registrata nel resto d’Italia”.

Per quanto riguarda infine le principali tipologie di prodotto, nell’ultimo decennio l’incremento dei prezzi è stato più gravoso tra le bevande alcoliche e i tabacchi (+63,7%); “male” anche il settore delle manutenzioni e ristrutturazioni edilizie, gli affitti, i combustibili e le bollette di luce, acqua e gas e asporto rifiuti (+45,8%), nonchè i trasporti (treni, bus, metro +40,9%).

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