Arabia Saudita: la crisi del Bahrain contagia i Cds

I Credit Default Swap (Cds) dell’Arabia Saudita hanno subito una brusca impennata a causa della crisi politica che sta coinvolgendo il vicino Bahrain; tali strumenti finanziari vengono utilizzati nel paese asiatico, maggior esportatore al mondo di petrolio, per misurare la fiducia degli investitori, nonostante il governo di Riyad non vanti alcun debito. Tutte queste precisazioni non hanno comunque impedito ai titoli di far registrare un balzo pari a 11,5 punti base, facendo attestare il livello totale a quota 138, il livello più alto da luglio 2009. Nel frattempo, i contratti relativi al Bahrain sono cresciuti per il quinto giorno consecutivo, un rialzo fin troppo pericoloso dei rendimenti.

La finanza egiziana del dopo Mubarak: venduti titoli per 1,1 miliardi

La cessione di ben 6,5 miliardi di sterline egiziane (circa 1,1 miliardi di dollari) in titoli di Stato rappresenta la prima operazione finanziaria dell’Egitto del post Mubarak: si tratta di una vendita piuttosto consistente e con dei rendimenti molto alti, visto che i livelli di questi ultimi non venivano registrati da almeno due anni. Tre miliardi della somma in questione avranno una durata di 91 giorni e un ritorno economico pari al 10,95%, in leggero calo rispetto all’ultima maggiore vendita in questo comparto (febbraio 2009: allora la percentuale fu pari al 10,97%), mentre i restanti strumenti finanziaria beneficeranno di una scadenza a 266 giorni e di un rendimento dell’11,68%. I rischi attuali di questi prodotti sono ovviamente forti, l’instabilità socio-politica è alle stelle, dunque gli investitori non possono che richiedere alte percentuali.

Cina: il 1° marzo le banche lanceranno swap valutari

L’ultima mossa finanziaria della Cina riguarderà soprattutto quegli investitori che sono interessati ai contratti swap: a partire dal prossimo 1° marzo, infatti, l’ex Impero Celeste lancerà questi specifici titoli collegati alla propria valuta e destinati, in particolare, ai clienti delle banche, così come è stato precisato dall’ente regolare degli scambi esteri del paese asiatico. La decisione è stata adottata al fine di agevolare la copertura monetaria, visto che il commercio cinese continua a espandersi a ritmi impressionati e gli investimenti cross-border hanno cominciato ad accelerare. Gli istituti di credito di Pechino e dintorni hanno avviato per la prima volta il trading di swap valutari nel mercato interbancario circa tre anni e mezzo e fa, più precisamente a partire da agosto 2007.

Contratti swap: la nuova era degli scambi over the counter

Lo spostamento di una larga porzione di derivati, soprattutto swap, nelle piazze dove si scambiano i contratti futures e nelle altre piattaforme regolate dovrebbe consentire un aumento di fiducia nei confronti del settore: si tratta del dato principale che è emerso dalla conferenza sugli strumenti derivati che ha coinvolto ieri a New York industrie e regolatori. Gli swap vengono attualmente emessi in modalità “over the counter”, il che consente alle controparti di negoziare i termini in maniera bilaterale. Questa tendenza, tra l’altro, si addice perfettamente alle esigenze di gran parte degli investitori, soprattutto di quelli che sono alla ricerca di hedge fund su misura. L’intenzione degli enti regolatori è quella di condurre gli swap nel mercato aperto, in modo da renderli disponibili a prezzi più bassi.

Le regole sui derivati accrescono i rischi degli swap cinesi

Le nuove regole che disciplinano i Credit Default Swap in Cina vengono già considerate troppo limitate, anche perché accusate di ostacolare la crescita del settore e di provocare una distorsione dei prezzi quando invece il mercato dei corporate bond è in aumento del 45%; circa ventitre accordi (1,99 miliardi di yuan per quel che riguarda il volume di affari) sono stati introdotti un mese fa, secondo quanto fatto sapere dalla People’s Bank of China, l’istituto di credito centrale dell’ex Impero Celeste. Una delle critiche più forti è giunta da Gao Feng, a capo del settore che analizza i mercati globali cinesi presso Deutsche Bank, il quale ha chiesto espressamente che i regolamenti in questione possano contenere qualche elemento più innovativo. Gli swap a cinque anni costano attualmente in media circa 81 punti base in rapporto al debito cinese (valutato col rating AAA): è ormai noto come questi specifici contratti tendano solitamente a far registrare dei rialzi non appena la fiducia dell’investitore si deteriora, mentre i ribassi sono relativi ai miglioramenti di tale confidenza.

Gm, probabile rendimento al 6,5% per i bond a lungo termine

C’è sempre una prima volta nella vita: devono averlo pensato anche i vertici di General Motors in questi giorni, visto che il colosso automobilistico di Detroit è pronto a emettere obbligazioni dal rendimento molto vicino al 6,5%, i primi Cds sul debito della società americana dall’annuncio della bancarotta. I Credit Default Swap su questi titoli, infatti, si trovano attualmente a un prezzo medio di 338 punti base, secondo quanto rilevato da Barclays Capital, un livello notevolmente superiore agli swap di Ford, attestatisi a 258 punti nel corso delle ultime contrattazioni di Wall Street. Cosa vuol dire tutto questo? In base a quanto affermato dagli analisti di Crimson Capital Trading, il debito di Gm dovrebbe essere in grado di pagare cinquanta punti base in più rispetto ai bond di Ford che vantano la stessa scadenza.

Credit Default Swap: la Turchia converge verso i Bric

La Turchia sta convergendo sempre di più verso le performance realizzate dai cosiddetti paesi Bric (Brasile, Russia, India e Cina) in relazione al mercato del credito: come è stato possibile un simile andamento economico e quali possono essere le conseguenze per gli investitori finanziari? Anzitutto, bisogna conoscere le radici del momento positivo in questione e possono essere rinvenute nella forte espansione economica, la quale ha provocato un vero e proprio default nei costi assicurativi, giungendo fino ai minimi del 2010 nei confronti dei già citati paesi emergenti. La differenza più evidente si può notare nel costo dei Credit Default Swap (gli strumenti conosciuti anche con l’acronimo Cds) a cinque anni che prendono come riferimento principale i junk bond turchi, e i prodotti cinesi, visto che vi è stata una riduzione di ben settanta punti base nel confronto; tra l’altro, Moody’s e Fitch hanno provveduto ad innalzare fino a “positivo” l’outlook di Ankara.

Irlanda, occhi puntati sui futures sui Bund a dieci anni

John Kenneth Galbraith, economista di fama internazionale nonché personaggio molto influente nella politica statunitense degli anni Sessanta, era solito dire che gli irlandesi non possono essere annoverati tra gli economisti di successo: la situazione finanziaria che vive la nazione nordeuropea potrebbe dar forse ragione a Galbraith, ma qualcosa sembra smuoversi nelle verdi colline del paese. Mentre la Banca Centrale Europea sta intensificando le politiche di exit strategy dalla crisi, fattore che ha influenzato gran parte dei mercati dell’eurozona, i contratti future sulle obbligazioni a lunga scadenza di molti paesi non collimano affatto con i dati reali del sistema economico.

Cina, i Cds mostrano la nuova sicurezza delle obbligazioni

L’attuale periodo storico ed economico si sta segnalando soprattutto per i crescenti debiti a cui i governi devono far fronte: la Cina, seconda economia internazionale dopo gli Stati Uniti, appare invece in controtendenza, con i propri titoli obbligazionari che stanno diventando sempre più sicuri, al pari di quelli americani. In effetti, i Cds (Credit Default Swap) a cinque anni dell’ex Impero Celeste hanno ceduto il 29% nel corso del mese di settembre, il maggior calo del gruppo del G20, completando invece quest’ultima settimana a quota 56 punti base. Ciò vuol dire che i bond cinesi sono divenuti ancora più economici rispetto a quelli francesi o britannici, alla luce, poi, del famoso sorpasso dell’economia interna ai danni del Giappone.

Le misure contro gli hedge fund sono una trappola per gli investitori?

I detentori europei di prodotti finanziari legati al real estate devono attualmente far fronte a un debito pari a 1,9 trilioni di euro: una somma spropositata, ma che dovrebbe costituire il rimedio più sicuro per garantire dei pagamenti in denaro cash e al fine di trattare tali strumenti alla stregua di hedge fund. Il comparto potrebbe inoltre affrontare una domanda collaterale molto alta volta a coprire nella maniera più opportuna le previsioni relative ai movimenti dei tassi di interesse, prendendo come spunto di base le proposte della Commissione Europea, la quale ha intenzione di regolare con forza l’industria dei derivati. L’Ue vuole dunque ridurre al minimo i rischi economici che sono causati da questi specifici strumenti: le iniziative attuali, tra l’altro, includono la copertura di determinate imprese operanti nel campo immobiliare, nel private equity e, appunto, negli hedge fund.

Stati Uniti: gli swap sul debito governativo ai massimi da agosto

Il costo per minimizzare le perdite del debito governativo americano è giunto ai suoi livelli più alti delle ultime sei settimane: determinante, in questo senso, è stato sicuramente l’atteggiamento degli investitori finanziari, i quali avevano puntato molto su una strategia della Fed, vale a dire quella volta a immettere maggiore denaro nel sistema economico. Altro fattore di rilievo, poi, è stato il calo dei prezzi del comparto immobiliare. I Credit Default Swaps (Cds) relativi al Tesoro statunitense, dunque, hanno guadagnato 1,7 punti base, il maggiore incremento dall’inizio del mese, giungendo fino a un totale di 49,4. Questa situazione, inoltre, si inserisce in un quadro macroeconomico in cui prezzl’andamento del dollaro e quello dell’oro non coincidono, tanto che la nazione a stelle e strisce sta accumulando sempre più titoli obbligazionari, di gran lunga superiori al quantitativo che è in grado di ripagare.

Sallie Mae: i Cds potrebbero calare per l’ottavo giorno consecutivo

Il costo per proteggere il debito emesso da Slm Corporation, la compagnia statunitense meglio nota col nome di Sallie Mae e attiva principalmente nel comparto della “education finance, è sceso per l’ottavo giorno consecutivo: si tratta di una delle conseguenze dell’atteggiamento dell’azienda americana, la quale ha annunciato di recente di aver acquistato prestiti garantiti per studenti e i relativi assets da Student Loan Corporation. L’intenzione della società di Washington, inoltre, è quella di provare a vendere i flussi di denaro che provengono dal proprio programma in portafoglio, una soluzione preferita piuttosto che conseguire uno spin-off. Alcuni analisti stanno apprezzando le mosse di Sallie Mae, ritenute adatte soprattutto al breve termine; in effetti, in questo caso c’è la ferma convinzione che i rischi di bilancio siano molto inferiori rispetto alle attese.

Mps Capital Services completa la compensazione di swap su tassi

Mps Capital Services rappresenta una delle principali compagnie consociate di Monte dei Paschi di Siena, la quale esercita su di essa un controllo pressoché totale: dunque, l’ultima decisione di questa società finanziaria può essere letta come una strategia messa a punto direttamente dall’istituto di credito toscano. A cosa ci stiamo riferendo esattamente? Mps Capital Services ha annunciato, congiuntamente a Barclays Capital, al comparto relativo all’Investment Banking della stessa banca britannica e a LCH.Clearnet Limited (si tratta del cosiddetto London Clearing House, un ente finanziario indipendente che offre i propri servizi alle maggiori piazze internazionali e alle piattaforme di trading), una sottoscrizione davvero fondamentale operata da Siena in relazione agli investimenti finanziari.

Le obbligazioni brasiliane risultano più sicure dei default swap

Gli investimenti record nei bond del Brasile ha portato a un primo fondamentale risultato dal punto di vista finanziario: in effetti, il rendimento relativo alle securities ha raggiunto il suo livello minimo dallo scorso mese di aprile, soprattutto se si va a considerare il mercato nazionale dei Cds, l’acronimo che identifica i Credit Default Swap. I bassi costi dei prestiti negli Stati Uniti e in Europa hanno poi spinto gli stessi investitori a immettere fino a 3,8 miliardi di dollari nei finanziamenti per le obbligazioni della nazione sudamericana soltanto nel 2010; c’è anche da sottolineare come molti soggetti non siano fisicamente in grado di portare a termine degli scambi all’interno dei mercati degli swap, una situazione che li rende quindi maggiormente sicuri di fronte ai bond governativi e causando un rapido declino dei rendimenti alternativi, così come è stato confermato da una recente ricerca di Hsbc Global Asset Management.