Carige, piano industriale: esuberi e 630 milioni di aumento

Banca Carige ha svelato il piano industriale che dovrebbe portarla al pareggio entro il 2023: cambiano le cifre dell’aumento di capitale, che passano da 400 milioni a 630 e gli esuberi, che dai previsti 400 raggiungeranno gli oltre 1200.

Una scelta che nasce non solo dalle esigenze economiche ma anche dalla possibilità offerte dalle finestre di pensionamento di “Quota 100“. Ecco come brevemente viene spiegato ciò che avverrà per l’aumento di capitale nella nota resa pubblica dalla banca:

Entro il primo semestre dell’anno si realizzerà il rafforzamento della struttura patrimoniale mediante l’iniezione di nuovo capitale per 630 milioni di euro grazie al quale nello stesso lasso temporale potrà essere finanziato lo smaltimento dello stock di credito deteriorato fino a minimizzarne l’incidenza ad un livello da best practice di sistema (e pari al 6-7% circa del portafoglio crediti lordo) e l’integrale rimborso del titolo subordinato T2 emesso a fine novembre 2018 (nell’ipotesi di ripristino delle modalità di sostituzione previste dall’accordo originario).

Quest’ultima parte si riferisce all’obbligazione subordinata da 320 milioni acquistata, in mancanza di alternative, a fine 2018 dallo Schema volontario del Fondo interbancario di tutela dei depositi per rimettere in ordine il patrimonio della banca prima del 31 dicembre, come richiesto dalla BCE prima del commissariamento.

Tecnicamente per Banca Carige si tratterebbe del quarto aumento di capitale nel giro di 6 anni. E se il piano industriale messo a punto dai tre commissari sembra ambizioso, non si può fare a meno di chiedersi quali saranno le reazioni del principale azionista Malacalza in questo caso, sebbene si sia coscienti che un eventuale ricapitalizzazione di Stato potrebbe rivelarsi una strada da intraprendere in caso di problemi.

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