Bce cauta mentre Fed alza i tassi di interesse

La Bce rimane cauta mentre la Fed alza i tassi di interesse promuovendo una strategia più aggressiva. E’ questo il quadro che si evince tenendo in considerazione gli ultimi incontri in materia economica da parte di entrambi gli istituti centrali.

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E’ ormai palese che la Bce abbia deciso di muoversi in maniera opposta a quella del suo corrispettivo d’oltreoceano e ciò era prevedibile se si pensa a ciò che è emerso sia dalla riunione della Bce dell’8 marzo sia dalle parole di Mario Draghi in queste ultime settimane.  La motivazione è legata all’inflazione ed al suo andamento: secondo il Consiglio direttivo della Bce è necessario mantenere “un ampio grado di stimolo monetario per dare modo alle spinte inflazionistiche” di fare il loro lavoro nel medio periodo. E proprio sull’inflazione la Bce ha sottolineato:

Il perdurare del sostegno monetario necessario a un ritorno durevole dell’inflazione verso livelli inferiori, ma prossimi al 2% è offerto dal proseguimento degli acquisti netti di attività, dalle rilevanti consistenze di attività acquistate e dai futuri reinvestimenti, nonché dalle indicazioni prospettiche sui tassi di interesse.

E’ importante ricordare, per capire la differenza di atteggiamento in questo momento, che gli Stati Uniti sono già passati attraverso il periodo del “quantitative easing” e quindi attraverso una politica più morbida sui tassi di interesse. Come è stato espresso nell’ultima riunione:

Le informazioni che si sono rese disponibili dopo la riunione di politica monetaria di gennaio, comprese le ultime proiezioni, hanno confermato una dinamica dell’espansione economica dell’area dell’euro forte e generalizzata[…]. Tali prospettive di crescita hanno confermato la fiducia del Consiglio direttivo nel fatto che l’inflazione convergerà verso l’obiettivo di un tasso inferiore ma prossimo al 2% nel medio termine. [Esse] devono ancora mostrare segnali convincenti di una sostenuta tendenza al rialzo.

 

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