Dove investono i fondi pensione europei

Secondo quanto emerge dal rapporto annuale Asset Allocation Survey European di Mercer – società internazionale di consulenza nell’investment consulting – su un campione di 1.200 fondi pensione europei con patrimonio complessivo superiore a 650 miliardi di euro, il perdurare della crisi dei debiti sovrani nel vecchio continente, l’incertezza legata al futuro dell’euro e l’aumento della volatilità sui mercati finanziari ha spinto i money manager ad incrementare il livello di diversificazione con buona propensione ad acquistare asset alternativi.

Investire nei fondi pensione

Dopo la riforma che ha costretto i lavoratori ad una scelta nel 2007, come stanno proseguendo le adesioni ai fondi pensione? Da quando i dipendenti hanno dovuto scegliere cosa fare del proprio TFR (se tenerlo in azienda o se “investirlo” direttamente nei fondi pensione) con la formula del “silenzio-assenso” il quadro generale dell’economia e della finanza ha subito un cambiamento incredibile che ora costringe a rivalutare le scelte fatte.

Dopo aver “sottratto” risorse e liquidità alle aziende con la promessa di un investimento per il proprio futuro e per la propria vecchiaia, i dipendenti si interrogano su quanto sia valido attualmente il concetto dei fondi pensione. Con l’avvio della crisi dei sub-prime il mondo finanziario si è ribaltato ed anche gli investimenti che sembravano più sicuri hanno subito perdite considerevoli che fino al 2007 sembravano impensabili. Tutti i fondi con componenti azionarie non hanno potuto evitare l’onda negativa che ha investito i mercati e la successiva crisi dell’area Euro ha dato una nuova spinta al ribasso ai rendimenti degli investimenti legati ad azioni, obbligazioni e derivati.

Fondo Arco: informazioni sul fondo chiuso settoriale

Il Fondo Arco è un fondo pensione chiuso dedicato ai lavoratori di determinati settori sia a tempo indeterminato, sia a tempo determinato con durata minima di 3 mesi.

Nello specifico possono aderire al Fondo Arco i dipendenti delle PMI del settore del legno, sughero, mobili, arredamento, ma non solo; anche i lavoratori del settore dei laterizi e dei manufatti in cemento, quelli del settore di accessori per mobili oltre che gli stessi dipendenti di Arco.

L’adesione al fondo avviene da parte dell’azienda del lavoratore nel momento in cui quest’ultimo manifesta la volontà di farlo; questi sceglie prendendo visione dello Statuto, della nota informativa, del progetto esemplificativo standardizzato, del modulo di adesione e del regolamento elettorale per valutare la sua scelta.

Nel momento in cui si sceglie di aderire al Fondo Arco, il lavoratore dovrà scaricare il modulo di adesione e compilarlo in tutte le sue parti, per poi consegnarlo all’ufficio del personale della propria azienda.

Fondo Cometa: lo strumento pensionistico per i metalmeccanici

Il Fondo Pensione Cometa si presenta come il fondo chiuso destinato essenzialmente agli addetti del settore metalmeccanico: questo prodotto finanziario, comunque, è aperto anche ad altri soggetti, tra cui gli orafi e coloro che lavorano l’argento. Come funziona esattamente tale strumento? Il Trattamento di Fine Rapporto viene pagato completamente, mentre la percentuale si abbassa fino al 40% nel caso in cui l’assunzione sia avvenuta nel 1993. A questo importo, poi, occorre aggiungere anche l’1,2% di quanto si percepisce come stipendio e l’Edr, vale a dire l’elemento distinto della retribuzione, un aumento salariale che viene corrisposto in cifra fissa.

Fondi Pensione Aperti e Chiusi: il confronto dei rendimenti a Settembre 2011

Da qualche tempo guardare i rendimenti dei fondi è diventata una sofferenza. Viene solo voglia di girarsi dall’altra parte e far finta che non esistano visto il momento grigio che stanno passando con il Mercato in queste condizioni, ma purtroppo tocca invece prendere atto di quel che succede e valutare scelte future anche e sopratutto in base all’esperienza che siamo costretti a fare.

Oggi 1° Settembre 2011 guardando i rendimenti dei fondi pensione chiusi e aperti si possono fare considerazioni sia di breve periodo che di medio in base ai dati rilevati: nei rendimenti ad un anno “vincono” i fondi Aperti con una media del 33% di performance positiva tra i primi 5 in classifica, tra cui figurano Bim Vita Equity (BIM Vita), Comparto Azion.CI.B (Fondiaria-Sai), Azionaria (Zed Omnifund), Comparto Azion.CI.A (Fondiaria-Sai) e Horizon 30 (Cardif). Sulle performance negative sempre ad 1 anno dei fondi aperti si ha una media dello 0.50% tra i primi 5 e le prime tre posizioni sono di BNL Vita con i fondi Target 2017, Target 2022 e Sicurezza, a seguire Comparto Conservativo di AXA e Horizon Garanzia di Cardif.

Fondi pensione: le performance del primo trimestre sono positive

I primi tre mesi di questo 2011 si sono caratterizzati per un andamento davvero interessante in relazione alla previdenza complementare: ben il 68% degli investimenti effettuati in questo modo ha infatti totalizzato una performance in crescita, con una media davvero appetibile dello 0,37%. Lo scostamento verso l’altro può sembrare a prima vista non molto incoraggiante, ma in realtà gli indici di riferimento sono stati di gran lunga superati. In effetti, occorre tenere conto che il mercato in cui sono negoziati questi fondi è dominato da una fortissima volatilità, ragione per la quale ogni segno più va trattato col massimo riserbo; le quote dei dipendenti sono rimaste pertanto al sicuro e, come ha messo in luce Assofondi Pensione, i principali strumenti del segmento si sono ben comportati. L’unico problema di queste stime è il breve termine, il quale non consente di comprendere se i fondi siano stati davvero ottimi dal punto di vista qualitativo.

Fondi pensione: previdenza complementare per un quarto dei lavoratori

Escludendo i lavoratori del pubblico impiego, nel nostro Paese, tra lavoratori dipendenti e lavoratori autonomi, solo il 25% circa degli italiani risulta essere iscritto ad un fondo pensione. A rilevarlo è un Rapporto a cura della CGIA di Mestre da cui, in particolare, è emerso come su un totale di 21,5 milioni di lavoratori, esclusi quelli del pubblico impiego, solo il 23,4%, pari all’incirca a poco più di cinque milioni, ha aderito ad una forma pensionistica complementare. A pochi anni dall’avvio della previdenza complementare, quindi, dall’elaborazione dell’Associazione degli artigiani mestrina emerge che gli italiani, in prevalenza, piuttosto che investire nella previdenza integrativa complementare, preferiscono lasciare il trattamento di fine rapporto (Tfr) in azienda. E sebbene i rendimenti del Tfr e quelli dei fondi pensione vanno chiaramente confrontati non solo nel medio, ma anche nel lungo periodo, l’andamento dei mercati finanziari, poco esaltante negli ultimi tre anni, per il momento ha dato ragione ai 3 lavoratori su 4 che hanno lasciato il trattamento di fine rapporto in azienda.

Fondi pensione: ecco come funzionano le coperture “long term care”

Salute-300x300Non sono ormai più rari i fondi pensione che offrono, congiuntamente alla normale rendita, anche delle coperture cosiddette “long term care, vale a dire quelle che garantiscono il soggetto sottoscrittore nell’ipotesi di autosufficienza; in effetti, gli ultimi anni si sono contraddistinti proprio per una forte correlazione tra i fondi pensione e le polizze sanitarie. Attualmente, vi sono ben 23 strumenti che offrono una copertura di questo tipo, oltre a nove fondi pensione aperti e ad altri dodici pip (piani individuali pensionistici). Secondo quanto è stato prospettato dal Mefop (Sviluppo Mercato dei Fondi Pensione), i prossimi anni potranno beneficiare di un’ampia offerta di long term care, in vista, in particolare, di un welfare piuttosto integrato. Come si può spiegare il successo di questa sorta di “fusione”? Anzitutto, i due prodotti finanziari hanno dei punti in comune: il fondo pensione è solitamente un piano di accumulo pluriennale che coinvolge anche le fasce di età più giovani e, inoltre, entrambi presentano un sostanziale squilibrio per quel che riguarda le prestazioni tra uomo e donna.

 

Fondi pensione: nel 2009 migliorano i rendimenti

fondi-pensione-300x246Secondo alcune informazioni provvisorie, il rendimento medio aggregato fatto registrare dalle forme pensionistiche complementari nel 2009 sono stati abbastanza incoraggianti: infatti, è stato rilevato un 8,5% per quel che concerne i fondi negoziali e un 11% in relazione ai fondi aperti, mentre il rendimento dei Piani individuali pensionasti (quei fondi che vengono solitamente offerti dalle assicurazioni) è stato pari al 16,5%. In questo stesso periodo, la rivalutazione del Tfr si è aggirata attorno ai due punti percentuali; quindi, da queste stime si può sicuramente dire che i rendimenti aggregati dei fondi sono stati positivi, anche se inferiori al tasso di rivalutazione del trattamento di fine rapporto, mentre i fondi pensione aperti sono rimasti su prestazioni sostanzialmente negative. Come ha spiegato Antonio Finocchiaro, presidente della Covip (Commissione di Vigilanza sulla Previdenza Complementare), è necessaria una consapevolezza di lungo periodo per quel che concerne i risultati conseguiti da tali fondi, affinché vi possano essere dei ripensamenti da parte di quei lavoratori che non hanno ancora aderito alle forme complementari.

 

Fondi pensione: le difficoltà del 2009 e le speranze per il futuro

fondi-pensione-300x246I numeri che vengono forniti dalla Covip (la Commissione di vigilanza sui fondi pensione) illustrano quella è che la situazione attuale di questi strumenti finanziari: la previdenza integrativa sembra immersa in una sorta di calma piatta, visto anche il non irresistibile aumento del 3% da parte degli iscritti alle forme di previdenza integrativa in Italia nel corso del 2009 (nel 2008 vi fu infatti un incremento di 6,4 punti percentuali). Quali sono le prospettive di diffusione dei fondi pensione nel 2010? Appare verosimile il recupero di una più forte attenzione sulla tematica in questione, grazie soprattutto alle novità già annunciate, come ad esempio l’introduzione dei nuovi coefficienti di trasformazione per chi rientra nel metodo contributivo o misto, ma anche grazie alle soluzioni future, come l’introduzione della busta gialla da parte dell’Inps. Il dilemma principale dell’investimento previdenziale rimane sempre lo stesso: comprendere la differenza tra il Tfr lasciato in azienda e l’adesione a un fondo pensione specifico.