Unicredit rinuncia a Ops su Banco Bpm

Unicredit rinuncia alla sua Ops su Banco Bpm. Una mossa che non sorprende più di tanto anche se ci aspettavamo un comportamento diverso dalla banca di Andrea Orcel.

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Unicredit ha ritirato ufficialmente l’offerta

Senza dubbio il tentativo di scalata di Unicredit su Banco Bpm è stato uno dei tasselli del risiko bancario italiano che più hanno appassionato. In fin dei conti quest’ultimo è il terzo gruppo italiano per dimensioni. E il fatto di essersi ritrovato al centro di un’offerta pubblica di scambio da parte di Unicredit ha lasciato il segno. Soprattutto perché parliamo di un’operazione da 10 miliardi di euro che però si è chiusa con un nulla di fatto.

Non dobbiamo dimenticare che ciò è avvenuto per via di tutta una serie di ostacoli posti sul cammino di questa scalata anche per mano del governo italiano.

Quando a novembre 2024 Unicredit ha lanciato la sua offerta pubblica di scambio, la reazione del Consiglio di amministrazione di Banco Bpm è stata netta. Totale contrarietà. L’’offerta, secondo la banca di Giuseppe Castagna, non valorizzava adeguatamente l’istituto. Inoltre il premio proposto era minimo: appena lo 0,5% sopra il valore di mercato.

A non piacere al management di Banco Bpm era principalmente la mancanza di un chiaro progetto industriale. Non c’era una visione chiara su sinergie, gestione futura o tutela dei dipendenti. Non erano quindi comprensibili le ragione alla base di questa operazione.

Golden Power fondamentale in negativo

Il governo italiano ha poi attivato il Golden Power, ovvero il potere di mettere condizioni a operazioni considerate strategiche. Tra queste, il mantenimento dell’occupazione, il presidio del territorio e l’uscita dai mercati russi.

Banco Bpm si è trovata praticamente “in mezzo” a una “lotta” più ampia tra Unicredit e lo Stato italiano. Nonostante le aperture europee e del Tar del Lazio, la banca di Orcel ha preferito ritirare l’offerta lo scorso 22 luglio.

Fattore questo che non ha causato dispiacere a Banco Bpm che ha tenuto il punto ed è riuscita in questo modo a evitare la scalata. Difendendo a spada tratta quella che era la propria visione industriale e identità. Ci si aspetta ora una mossa da parte del primo azionista Crédit Agricole che potrebbe lanciare una fusione partendo proprio dalla sua quota del 20%.

Insomma, il risiko bancario italiano non si concluderà sicuramente con l’abbandono della scalata da parte di Unicredit. Bisogna semplicemente capire come i vari interlocutori decideranno di muoversi eventualmente. E se ci saranno altri colpi di scena. Voi cosa ne pensate? Banco Bpm rimarrà ferma o sarà costretta a confrontarsi ancora con simili scenari?

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