In atto c’è un altro crollo della produzione industriale, l’inflazione è sempre più stagnante nel contempo Fitch ha tagliato ulteriormente il rating.
Bank of Japan
Borsa di Tokyo perde più del 5%
Non si ferma il crollo della borsa giapponese, che anche oggi ha sperimentato una pesante flessione. L’indice azionario Nikkei-225 della borsa di Tokyo ha perso il 5,15% a 13.589,03 punti, lasciando sul terreno più di 730 punti. Dai massimi più alti degli ultimi cinque anni e mezzo toccati a 15.942,60 punti, la borsa di Tokyo ha perso più del 17% in sette giorni. Il deciso incremento della volatilità sul mercato finanziario nipponico è visibile anche sui tassi di interesse a lungo termine del paese del Sol Levante.
Nuove stime di crescita sul Giappone
Il governo giapponese ha appena rialzato la propria valutazione relativa alla crescita economica dell’arcipelago nipponico. Una buona notizia che potrebbe conferire il giusto ottimismo agli investitori internazionali, visto e considerato che era da ben due mesi che l’esecutivo del Paese asiatico non si sbilanciava in maniera così esplicita e incoraggiante circa il futuro a breve e medio termine della propria economica.
Yen rischia crollo senza freni secondo Soros
La politica monetaria condotta dal Giappone, nel tentativo di far ripartire l’economia e combattere una volta per tutte la deflazione, inizia a preoccupare analisti e investitori che temono lo scoppio di bolle di asset ma anche una caduta incontrollabile della valuta nazionale. Mentre il Giappone avvia una nuova svalutazione dello yen, il finanziere americano George Soros lancia l’allarme sulla tenuta della moneta nipponica. Secondo il famoso investitore di origine ungherese, il Giappone sta facendo un gioco “piuttosto pericoloso”. Soros è noto soprattutto per la sua speculazione sulla sterlina nel 1992.
Migliori fondi per investire sulla borsa di Tokyo
Il boom della borsa giapponese è una delle grandi sorprese di inizio 2013. L’indice azionario Nikkei-225 della borsa di Tokyo ha già guadagnato il 18% circa, ma da novembre scorso la performance sfiora uno strabiliante 40%. Dopo anni di letargo, caratterizzati da alti e bassi a causa dei problemi strutturali dell’economia nipponica, a dicembre scorso c’è stata la svolta. Shinzo Abe, leader nazionalista di centro-destra, ha vinto nettamente le elezioni e inaugurato un nuovo corso per la politica economica del paese del Sol Levante.
Bank of Japan fa volare i futures sul rame
Il rame ha raggiunto i suoi massimi degli ultimi sette giorni a New York: Bank of Japan, istituto di credito centrale della nazione nipponica ha annunciato il prolungamento e l’ampliamento dei propri acquisti di assets finanziari (i cosiddetti “quantitative easing” per intenderci), in modo da favorire il sostegno alla crescita economica. Volendo essere ancora più precisi, i dirigenti della banca asiatica hanno optato per adottare un target di inflazione pari a due punti percentuali, con gli acquisti veri e propri che saranno fatti partire il prossimo anno. Tutti questi eventi non possono che avere delle ripercussioni sul metallo, in quanto il Giappone rappresenta il quarto maggior utilizzatore al mondo di rame.
Banca del Giappone lascia tassi fermi
Come era parzialmente atteso, la Banca del Giappone ha scelto di lasciare i tassi di interesse di riferimento per le operazioni di rifinanziamento fermi nel range tra lo 0% e lo 0,1% decidendo nuove misure di allentamento monetario, incrementando nel contempo i fondi per l’acquisto di attività per supportare con stimoli incisivi di natura monetaria l’economia locale. I nuovi acquisti stanziati dalla Boj (Bank of Japan) riguarderanno circa 5mila miliardi di yen di titoli di Stato entro il termine del 2013 e 5mila miliardi yen di Bill entro la fine di giugno del prossimo anno.
Dai bond giapponesi segnali preoccupanti sulla deflazione
Otto anni sono indubbiamente un arco di tempo piuttosto lungo, eppure i giapponesi dovranno guardare al 2018 con trepidazione: si tratta infatti delle nuove prospettive per quel che concerne la fine dell’attuale deflazione, dopo che le previsioni di Bank of Japan, l’istituto di credito centrale della nazione nipponica, e le spese pari a 35 trilioni di yen hanno provocato degli scossoni importanti nel mercato obbligazionario, dove gli investitori si attendono appunto altri otto anni di prezzi in discesa. Sono soprattutto le obbligazioni che sono state progettate per proteggere questi soggetti dall’inflazione che hanno mostrato i segnali più importanti; in particolare, è emerso come i prezzi in questione siano destinati a un ribasso pari allo 0,6% nei prossimi cinque anni, mentre il ritmo scende allo 0,4% annuo se si guarda al 2018.