I rischi per i risparmiatori di Veneto Banca

Veneto Banca si appresta a voltar pagina dopo le inquietanti vicende di inizio anno. I soci sono infatti chiamati in assemblea straordinaria per votare la trasformazione in società per azioni con quotazione in borsa nel 2016 e un contestuale aumento di capitale da 1 miliardo di euro.

Pena il commissariamento e, in caso estremo, il salvataggio da parte di investitori e risparmiatori, compresi i correntisti con depositi superiori ai 100.000 euro (bail in bancario) onde evitare la liquidazione.

Veneto Banca vive dunque ore difficili che per molti piccoli risparmiatori rasentano l’autentico dramma sociale. Il valore delle azioni è stato infatti stabilito a 7,30 (valore unitario di liquidazione) e che rappresenta un crollo del 75% rispetto alle quotazioni del mese scorso. Valore che scenderà ulteriormente e drasticamente qualora venisse fatto l’aumento di capitale e la quotazione in borsa. Ma a penare sono anche gli obbligazionisti, quelli subordinati in particolar modo, memori del recente default di Banca Marche, Etruria, Carife e Carichieti. I bond LT2 di Veneto Banca trattano infatti con un rendimento che supera abbondantemente la doppia cifra. La recente e discutibile emissione a 200 milioni di euro rivolta a investitori istituzionali con il bond high yield Veneto Banca 9,50% 2025 (XS1327514045) tratta sotto il suo prezzo di emissione a quota 94 e la dice tutta sull’incertezza alla vigilia del voto assembleare. I mugugni e i dissensi nel corpo sociale della banca si sprecano, anche se le associazioni dei piccoli azionisti stanno facendo un’opera di utile informazione. Ma se l’assemblea dovesse bocciare le proposte avanzate dal board le conseguenze sarebbero immediate e molto pesanti perché Veneto Banca potrebbe non essere più in grado di contare su un capitale sufficiente a “ripristinare i coefficienti patrimoniali ai livelli di vigilanza”.

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