Cirio, Lehman e Parmalat: quali consigli per gli obbligazionisti?

Risarcimenti, rimborsi, autotutela: sono queste le parole che circolano maggiormente nelle menti degli obbligazionisti in possesso dei bond protagonisti dei crack che hanno sconvolto negli ultimi anni l’universo degli investimenti finanziari. Parmalat, Cirio e Lehman Brothers sono ovviamente i nomi di spicco in questo senso, ma quali sono le novità in proposito? Un dato che sorprende è quello secondo cui soltanto una minima parte dei risparmiatori coinvolti nell’acquisto delle obbligazioni in questione ha seguito l’iter giudiziario, intentando causa alle compagnie: soltanto l’1,5% del totale ha seguito questo percorso, probabilmente per l’assenza di un’azione collettiva di rivalsa.


Negli Stati Uniti, però, i duecentomila investitori coinvolti possono nutrire speranze maggiori nella giustizia, visti i minori tempi medi dei processi americani, ma bisogna anche ricordare che l’azione di risarcimento può essere ottenuta e richiesta persino nell’ipotesi di cessione del titolo. Qualcosa si muove, però, per i detentori di bond della Parmalat: la bancarotta è stata violenta e devastante, ma gli investitori che avevano focalizzato le proprie strategie di portafogli sull’azienda di Collecchio possono attualmente beneficiare di un recupero del valore iniziale del prodotto pari anche al 36%, una percentuale che non tiene conto dei dividendi. E tutto il resto? Oltre a Cirio, anche aziende come Giacomelli, La Veggia (il tribunale ha accordato il pagamento del 34,1% dei crediti chirografari) e Finmatica (la denuncia è stata effettuata nei confronti della Procura di Brescia) non possono assicurare restituzioni importanti e sostanziose, lasciando quindi in una zona d’ombra gran parte delle obbligazioni che sono finite in default.

Questi soldi non sono facilmente ottenibili, ma qualche soluzione è stata suggerita: in particolare, è possibile chiedere la visione di alcuni documenti all’istituto di credito, come ad esempio il documento sui rischi di investimento e il contratto di deposito dei titoli, richiesta a cui la stessa banca deve rispondere entro tre mesi, visto che in caso contrario dovrà restituire il denaro.

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