La piattaforma degli Etb porta maggiore euforia in Malesia

L’introduzione dei cosiddetti Exchange Traded Bond (l’acronimo da usare è Etb), il nuovo segmento che è stato pensato e progettato per gli investitori retail della Malesia, ha già prodotto un risultato: il mercato dei titoli obbligazionari sta infatti vivendo una sorta di euforia generalizzata, con gli stessi attori della piazza in questione che avvertono nettamente tale clima. Già nel corso del 2010, comunque, il ministro delle Finanze locali aveva annunciato che la Borsa nazionale avrebbe lanciato un sukuk e dei bond convenzionali nella piattaforma di riferimento, in modo di venire incontro alle esigenze e alla domanda provenienti dagli stessi investitori “al dettaglio”.

La Malesia è sempre più leader del mercato dei sukuk

Il motto ufficiale della Malesia recita espressamente “l’unità è forza”: ebbene, l’unità e la forza della nazione asiatica sono ben testimoniate in questo momento storico dagli investimenti finanziari, dato che l’emissione totale di sukuk sia per scopi governativi che societari sono destinati a raggiungere un totale molto importante nel corso di quest’anno, vale a dire 44 miliardi di dollari americani, di cui un buon 60% sarà riferibile a questo paese (si tratta di circa ventisei miliardi di dollari per la precisione). Se si vuole effettuare un confronto interessante, c’è da dire che lo scorso anno le quotazioni globali erano di gran lunga inferiori, di poco superiori ai ventisei miliardi.

Il terzo sukuk malese è un chiaro messaggio alla Idb

La giornata di giovedì scorso è stata davvero cruciale per il mercato dei sukuk e, in particolare, per i titoli governativi della Malesia: la chiusura definitiva delle tranche da due miliardi di dollari è stata perfezionata dalla Wakala Global Sukuk Berhad, compagnia che ha rappresentato di fatto il governo di Kuala Lumpur, confermando, tra le altre cose, dei rendimenti inferiori al prezzo guida. Si tratta, in pratica, del terzo bond sovrano per la nazione asiatica, una emissione che lancia un messaggio forte e chiaro agli altri paesi che fanno parte della Islamic Development Bank (Arabia Saudita, Libia, Iran, Egitto, Kuwait, Turchia, Qatar e Emirati Arabi Uniti). In effetti, l’impegno malese è davvero serio in questo senso e la concorrenza di nazioni più ricche e con maggiori risorse non sembra fare paura.

Sarawak Energy inaugura le proprie emissioni di sukuk

Sarawak Energy Bhd è celebre in tutta la Malesia per essere la principale compagnia attiva nella distribuzione e nella vendita di elettricità: i business aziendali potrebbero diventare ora più sostanziosi grazie all’ultima offerta finanziaria, vale a dire la quotazione di tre miliardi di ringgit (694 milioni di euro) in bond islamici, la prima tranche di un programma specifico che prevede il raggiungimento di una quota vicina ai quindici miliardi. Questo primo lancio di sukuk è suddiviso in varie parti, a seconda della scadenza di riferimento: in effetti, cinquecento milioni del totale riguarderanno i titoli a cinque anni e con un rendimento pari al 4,4% annuo, mentre altri 700 milioni beneficeranno della scadenza settennale e di un ritorno economico leggermente superiore, vale a dire il 4,7%.

Malesia leader dei sukuk: pronti bond globali e miliardari

Se dovessimo citare una nazione simbolo per quel che riguarda l’emissione di sukuk non ci sarebbero dubbi: la Malesia è il paese leader in tal senso e una conferma è giunta proprio in questi giorni, visto che il governo di Kuala Lumpur sta pianificando nel dettaglio la vendita di più di un miliardo di dollari in bond islamici globali, tanto che il mese appena iniziato è stato scelto per la presentazione dell’offerta agli investitori. Le indiscrezioni parlano già di una serie importante di meeting verso la fine di giugno. Tra gli elementi finanziari che per il momento si conoscono, c’è sicuramente quello della gestione dei prodotti: in effetti, Maybank, il maggiore istituto della nazione asiatica, Citigroup, Hsbc e Cimb Bank saranno tra i protagonisti di questa quotazione, anche se la cessione vera e propria non è ancora stata annunciata in via ufficiale.

La Malesia annuncia nuovi bond islamici in dollari

Scadenza decennale e denominazione in dollari: sono queste le due caratteristiche che risaltano maggiormente per quel che concerne la nuova offerta di obbligazioni islamiche messa a disposizione dalla Malesia, in quella che rappresenta la seconda vendita di debito sovrano del 2011 per lo stato asiatico. L’intera gestione finanziaria spetterà a tre banche di investimento locali, le quali hanno anche proposto un ammontare complessivo compreso tra i 500 milioni e gli 1,7 miliardi di dollari, anche se per il momento queste indiscrezioni sono giunte da fonti anonime. Una vendita simile vuole sottintendere che lo stato federale vuole cedere il proprio debito islamico a un benchmark ben preciso, facendo riferimento a un’industria, quella dei titoli che rispettano i dettami della Shariah, che ha un valore complessivo di un trilione di dollari.

Malesia, ottimo rally mensile dei sukuk

Il rally di cui sono protagonisti i bond sovrani della Malesia dura ormai da un mese esatto: i titoli della nazione asiatica rappresentano dunque un vanto nell’ambito della finanza islamica, visto che sono proprio essi ad aprire la strada alle quotazioni dei prodotti conformi alla legge della Shariah. Il rendimento proposto dal governo di Kuala Lumpur è pari al 3,92% e il sukuk in questione scadrà a giugno del 2015. Questa fenomenale e prolungata ripresa finanziaria è stata favorita soprattutto dalla crisi del debito che ancora funesta il continente europeo, oltre che dal nuovo vigore assunto da quello di Dubai, due fattori che hanno consentito una nuova emissione di azioni che vengono incontro ai dettami dell’Islam in merito ai tassi di interesse.

Malesia: al vaglio un piano per la scalata ai Water Bond

Il governo della Malesia sta considerando con la massima attenzione le proposte avanzate da alcuni obbligazionisti: in particolare, si intendono evitare in tutti i modi i possibili default derivanti dalle compagnie operanti nel settore dell’acqua all’interno dello stato di Selangor, tra cui, non ultima, figura il take over agli strumenti finanziari coinvolti, oppure ancora l’offerta di prestiti. L’annuncio è giunto direttamente da Peter Chin, ministro dell’Energia, della Tecnologia Verde e dell’Acqua della nazione asiatica, il quale ha fatto sapere che il governo di Kuala Lumpur deve anzitutto valutare la disponibilità di tali bond, al fine di scongiurare effetti negativi sul mercato di riferimento. Gran parte degli obbligazionisti delle società in questione hanno chiesto al governo di assumere il controllo totale dei prodotti, o al massimo di estendere una sorta di prestiti “soft allo stesso stato di Selangor in relazione ai finanziamenti della distribuzione dell’acqua.

Etf e Malesia: interessante il piano di espansione economica

Il continente asiatico può rappresentare, nel momento attuale, un approdo piuttosto sicuro e appetibile per qualsiasi tipo di investitore: una delle nazioni su cui fare maggiore affidamento è senza dubbio la Malesia (ci troviamo nella zona sudorientale, dove contano molto le vicinanze geografiche con Singapore e Thailandia), la quale sta approntando un ambizioso piano di espansione economica, una operazione che si è resa necessaria alla luce della rivelazione del nuovo budget del paese. Ed è proprio questo piano a far sorgere spontanea una domanda: sarà sufficiente una movimentazione finanziaria di questo tipo per condurre Kuala Lumpur e i suoi Exchange Traded Fund nel paradiso della prosperità economica?