Nuove obbligazioni di Banca IMI

La Banca IMI ha emesso nuove obbligazioni sul mercato Mot e EuroTlx, a tasso misto. Un’obbligazione è denominata in dollari e l’altra in euro. Si tratta di due tranche delle Obbligazioni Collezione, di cui quella in dollari a otto anni, con la prima cedola da incassare dopo i primi 4 anni, al 4%. successivamente sarà il Libor a determinare la cedola annuale, con un bonus spread del 1%, per un massimo totale del 4%. L’acquisto minimo è di 2000 dollari, e il rimborso del capitale è sempre nella valuta ufficiale statunitense. Per questo investimento dunque, con rendimento massimo del 4%, a tenuto conto anche il rischio di cambio con l’euro.

L’altra obbligazione, quella denominata in euro, è a dieci anni con acquisto minimo di 1000 euro. I primi due anni garantisce una cedola del 3,4% per poi stabilirsi su rendimenti determinati dall’Euribor a 3 mesi a cui viene aggiunto un bonus stabilito in 50 punti di spread. Anche in questo caso, il rendimento non può superare il 3,4% corrispondente alla cedola fissa dei primi due anni. Banca Imi si è segnalata quest’anno per buoni utili, e le sue obbligazioni sono molto vendute, godendo di un buon rating, garantendo una certa sicurezza, nonostante la crisi bancaria attuale. Certamente la rendita non è elevata, ma l’Eurozona dovrebbe mantenere una bassa inflazione almeno per altri 5 anni.

Come diversificare il portafoglio

Dopo due anni di iniezioni di liquidità e acquisto di titoli, la BCE ha iniziato la riduzione e o smaltimento delle tossicità del mercato, e quindi gli investitori possono iniziare a diversificare il portafoglio verso titoli più rischiosi, o verso titoli diversi rispetto ai classici “sicuri” utilizzati durante la crisi.

I governi sostituiranno la BCE per quel che riguarda gli acquisiti, e l’inflazione dovrebbe aumentare, disincentivando così gli investimenti verso i titoli a basso rendimento, che durante le iniezioni di liquidità invece, erano i preferiti, grazie anche alla bassa inflazione. Ecco dunque che dovrebbe scattare la caccia ai redditi più alti, andando a diversificare il portafoglio verso titoli più globali e rischiosi, uscendo da quelli governativi all’interno della zona euro, protetti dalla BCE, per andare su titoli ad alto rendimento. Certo, la prudenza è sempre raccomandata, ricordando che i regolamenti si sono inaspriti ed è più difficile ottenere liquidità per i sell e i futures allo scoperto. Sicuramente, nel prossimo futuro, anche le obbligazioni a disposizione si diversificheranno, adeguandosi agli aumentati tassi di inflazione e alle nuove restrizioni BCE. A pagarne le conseguenze saranno i bond governativi classici, a vantaggio di quelli periferici, con bassi rating, come i BBB.

Investire in Corone della Svezia

La Svezia è certamente uno dei paesi più sicuri e seri per investire, e le corone svedesi possono essere investite anche alla borsa di Milano, con l’acquisto delle obbligazioni della BEI, anche se il rendimento non è certamente elevato, anche se sicuro. Il rendimento è infatti del 1,5%, per delle obbligazioni a 10 anni. Un investimento dunque che consente di custodire i risparmi, ma probabilmente non sarà una difesa dall’inflazione. Inoltre c’è sempre da controllare il cambio. Attualmente, sono state emesse obbligazioni per 750 milioni, con prezzo di collocamento di 99,90 corone. Alla scadenza ci sarà naturalmente anche il rimborso, per un acquisto che deve avere un minimo di 10.000 SEK, pari a 1.030 euro. Come si diceva precedentemente, è da considerare anche il tasso di cambio tra corone ed euro. La moneta svedese continua a perdere terreno nei confronti della moneta unica, e in un solo anno, è scesa del 3,5%, avvicinandosi ai minimi storici. Secondo le previsioni però, la corona potrebbe invertire questo trend e riprendere terreno nei confronti dell’euro. Il rendimento rimane comunque basso, e quindi, l’investimento in obbligazioni BEI, rimane poco appetibile. Certo, la Svezia è una sicurezza, con un Pil che segna un +3,8%, e quest’anno segnerà un altro +3,1%. Il rapporto tra Pil e debito poi, è solo del 40%, una vera sicurezza.

Investimenti in rubli

Per chi ha a disposizione, o volesse provare a fare degli investimenti in rubli, la Banca Europea per la Ricostruzione e lo Sviluppo ha appena emesso dei bond a brevissima scadenza, nella moneta nazionale russa. Si tratta di bonds per un valore di 3 miliardi, con acquisti minimi a 50.000 rubli e e prezzo a 99,77 rubli: scadenza per il 26 aprile 2018. Il rendimento ottimo, al 8%, soprattutto perché l’emittente è di quelli che non comportano alcun rischio, visto che è parte della Banca Mondiale. L’unica valutazione da fare sui rischi è quella relativa al cambio, e in questo periodo, il rublo non comporta rischi d svalutazione, anzi, si è addirittura apprezzato del 17% in sei mesi, sull’euro, con un trend che sembra poter continuare, grazie ad un prezzo del greggio, principale fonte di esportazioni russe, molto stabile, e alla Banca Centrale Russa, che sta operando un’accorta politica monetaria. A fine aprile ha tagliato i tassi sul rublo d mezzo punto, portandoli al 9,25% per mantenere stabilità sul mercato. I nuovi bond quindi sono stati collocati sul mercato con posizioni molto sicure, e probabilità di forti guadagni, grazie al rendimento ma anche alla politica monetaria russa, fatta di ripresa economica ed un ottimo controllo dell’inflazione, in continua discesa.

Alitalia: brutte notizie per gli investitori, rischio default

alitalia

Alitalia potrebbe dichiarare il default su un gruppo di azioni e mandare così in fumo parte dei risparmi degli investitori. È questo lo scenario che potrebbe prospettarsi per le obbligazioni con scadenza nel 2025, le subordinate al 2,25%, per luglio, se non si troveranno soluzioni. I commissari stanno cercando di scongiurare qualsiasi evento nefasto per la compagnia, in vendita, nella speranza che qualche big dell’aviazione civile la rilevi e risolvi i problemi. Ma questa soluzione sembra impraticabile, visto che nessuno si è dimostrato disposto ad un acquisto in blocco di Alitalia. Allora quale sarà la soluzione, oltre al prestito ponte da 600 milioni del governo, che dovrà tenere a galla la compagnia fino a ottobre, senza garantire il futuro delle obbligazioni?. Per questi titoli si sta pensando ad una conversione. Oggi, le subordinate Alitalia 2025 sono negoziate sotto il livello distress, e il 30 luglio avrebbe dovuto staccare la cedola di rendimento su 375 milioni di obbligazioni, con Assicurazioni Generali come maggior investitore, su 300 milioni. La compagnia assicurativa triestina aveva già rifiutato la conversione in azioni societarie per sostenere Alitalia, ed è quindi molto probabile che i pagamenti di luglio verranno semplicemente sospesi, in attesa di capire quale sarà il futuro.

Grecia accordi con i creditori, il Bond in rialzo

grecia

La Grecia ed i suoi creditori, hanno finalmente raggiunto un accordo sulle misure di austerità e sulle revisioni economiche, che lo stato dovrà affrontare per mantenere il programma salvataggio. I negoziati sui problemi della Grecia sono stati completati, questo è quanto ha dichiarato il ministro delle Finanze Euclid Tsakalotos, dopo essersi incontrato con la delegazione di creditori. Grazie all’accordo raggiunto, verrà effettuato il via alla prossima tranche di aiuti per salvare Atene. La Grecia dovrà restituire 7 miliardi di euro entro luglio, di cui più di 2 milioni, ricadono sul Bond 3,375% con scadenza per il 3 luglio 2017, e 245 su un samurai Bond con cedola 4,50% emesso nel 1997 per 30 miliardi di yen. Questi titoli, trattano in prossimità del prezzo di rimborso, mentre il decennale di riferimento è schizzato sopra quota 83, con rendimento a scadenza 2019 e cedola 4,75% che scambia sopra 98 e rende il 6,11%. In base all’intesa raggiunta, il governo greco si è impegnato a portare a termine altri tagli fiscali, con riforme che interessano il sistema pensionistico ed il mercato di lavoro, e privatizzazioni e revisioni che hanno come scopo di rendere l’economia greca più competitiva sul mercato. Inoltre, verrà adottato un pacchetto di misure per il miglioramento della crescita economica.

Alitalia emetterà obbligazioni

Non c’è fine alla vicenda Alitalia, dopo il No dei lavoratori al referendum, che ha rimesso tutte le carte in tavola. Si cercano nuove soluzioni, ed una delle ultime idee, sembra quella di emettere dei bonds convertibili, grazie alla garanzia statale e al prestito ponte che il governo sta approntando per non far fallire la compagnia. Alitalia entrerà comunque in amministrazione straordinaria, per almeno sei mesi, periodo nel quale dovrà cercare di non annegare definitivamente, o trovare soluzioni per rilanciarsi. Tra le ipotesi, uno spezzatino delle attività da vendere, mentre Lufthansa ha fatto sapere di non essere interessata ad un’acquisizione, e il governo di non voler nazionalizzare l’azienda. Il bond convertibile consentirebbe di reperire liquidità indispensabile, ma non saranno in molti a fidarsi della gestione, e quindi ad investire. Nonostante la privatizzazione, e i numerosi ottimi assets a disposizione infatti, la dirigenza è riuscita ad affossare Alitalia, e anche l’ultimo bond emesso, nel 2010, con cedola al 7,5%, fu coinvolto nel disastro, bruciando molti risparmi. Dopo anni si vorrebbe tentare la stessa strada, ma nessuno può dire, tanto meno noi, se questo bond potrebbe essere un buon investimento o no, visto l’andazzo, tutto italiano, con cui viene curata la compagnia. Divisi tra patriottismo e difesa del risparmio, la scelta sarà dura, ma i trascorsi non giovano affatto alla reputazione dei bond di Alitalia, anche se stavolta ci dovrebbe essere la garanzia dello Stato.

Investimenti BEI tra rendimento e rischio cambio in lire turche

La Banca Europea per gli Investimenti (BEI) ha proposto le sue obbligazioni, che scadranno tra tre mesi, che forse un investimento non saranno. Una sorta di contraddizione per la banca di investimenti, ma il problema risiede tutto nell’emissione, in lire turche, e nei rischi che la valuta locale sta portando sui mercati con una svalutazione continua, anche a causa delle grandi incertezze politiche e geopolitiche nella regione. Le obbligazioni BEI rendono infatti un ottimo 12%, che però potrebbe svanire all’incasso, tra tre mesi, quando gli investitori dovranno cambiare le lire turche in valuta pregiata. Tutto dipenderà da come la lira turca si comporterà in questo arco di tempo, e i rischi non sono pochi. Un rendimento del 12% è una dei massimi, nel vecchio continente, e le obbligazioni furono emesse nel 2013, per un valore totale di 460 milioni di lire turche. I titoli sono negoziabili sia in Lussemburgo, che in EuroTLX e a Milano, ed hanno un ottimo rating. Ma non è l’obbligazione ad essere in discussione, come visto prima, e i calcoli vanno fatti tutti sugli andamenti forex. La lira turca è molto volatile e in un anno ha perso circa il 20% sull’euro. I tassi della banca centrale sono al 9,25%, e i turchi non sembrano intenzionati a variarli. Si prospetta quindi una previsione piuttosto difficile per quel che riguarda il futuro della lira, ed è probabile che molti investitori cercheranno di cedere le loro obbligazioni prima della scadenza, in caso di ulteriori svalutazioni. Occhio quindi alla lira turca, in caso vi fossero offerte.

Alitalia affonda anche Air Berlin

Questione di partecipazioni incrociate, e le azioni Air Berlin scendono a causa del crack di Alitalia. Infatti, la partecipazione al 49% di Ethiad Airways in Alitalia, influenza la compagnia tedesca che è al 30% degli arabi. Così la low cost si trova a dover fare i conti con un’eventuale esborso da affrontare per la compagnia italiana, sommata agli attentati in Africa settentrionale da parte di gruppi terroristici, che stanno costringendo la compagnia tedesca a spostare le sue rotte verso il Medio Oriente e gli Stati Uniti. A parlarne Thomas Winkelmann, il nuovo Amministratore Delegato, con un nuovo piano industriale per sopperire alla crisi nordafricana.

Ma anche Alitalia incide, e così le azioni dell’Air Berlin perdono ancora terreno in Germania, a Francoforte, dove in un anno hanno ceduto il 28%. Male anche i bond in euro, con rendimento al 15%, e scadenza nel 2019, simili a quelli emessi in franchi svizzeri, con rendimento al 20%. Domani usciranno i dati sull’esercizio del 2016, e ci potrebbero essere altre notizie indicative per il futuro degli investitori. Nella mente di Air Berlin, secondo i giornali in Germania e in Arabia, si vorrebbe fare concorrenza alle big delle Low Cost, Easyjet e Ryan, con l’aiuto della Lufthansa, che sarebbe pronta a intervenire in Alitalia. Ma questo intervento era legato al piano di ristrutturazione della compagnia italiana, oggi saltato, dopo il no dei lavoratori ai referendum.

Oi Brasil vicina alla bancarotta

Brutta avventura per gli investitori di Oi Brasil, la quarta compagnia telefonica del paese sudamericano, sotto di 21 miliardi di dollari dallo scorso anno. In Olanda, due succursali con sede nella capitale dei tulipani, sono state ufficialmente iscritte nei procedimenti del tribunale fallimentare, mentre la casa madre continua a tentare di placare i creditori offrendo un accordo soddisfacente. Le azioni dell’azienda oggi valgono il 30% del prezzo di acquisto, e trascinano giù anche quelle della Portugal Telecom, oggi ceduta, ma le cui obbligazioni sono rimaste in pancia alla compagnia brasiliana. I bonds “olandesi”, per un valore di quasi 6 miliardi di dollari, sono quelli nel mirio della procedura fallimentare, mentre i creditori, tra cui Aurelius Capital Management LP, Attestor Capital LLC, Citadel LLP and York Capital Management, cercano di evitare il fallimento della compagnia per non rimanere con un pugno di mosche. Tra le soluzioni quella del finanziere egiziano Naguib Sawiris, che acquistò Wind, che si prenderebbe in carico la compagnia telefonica per risanarla e forse fonderla con Tim Participacoes, di Telecom Italia. Per il momento Sawiris investirebbe 250 milioni di dollari in Brasile, con altri associati disposti ad investire un altro miliardo di dollari.

Intanto Oi Brasil offre agli azionisti uno scambio debt/equity e nuove obbligazioni, per far scendere il debito, per un valore di 10,4 miliardi di dollari. Ma bisognerà convincere gli azionisti, sul risanamento della compagnia.

Banca IMI emette nuove obbligazioni

La Banca IMI ha emesso nuove obbligazioni per ampliare la sua offerta di investimenti. Si tratta di 8 nuovi certificati su cui puntare, quotati a Milano, con gli investitori pronti e metterci dei soldi, visti i nomi dei sottostanti a garanzia. Si tratta infatti di certificati Cash Collect su Generali Assicurazioni, Unicredit, Ubi Banca, Banca Mediolanum, Unipol, Peugeot, Renault, e Telecom. Il prezzo di emissione dei nuovi certificati è di 100 euro. Si tratta di certificati ad un anno, con scadenza al 11 aprile prossimo. I nuovi Cash Collection pagheranno cedole mensili a tasso fisso, senza condizioni sui titoli sottostanti. L’importante, e questa è l’unica condizione, sarà la valutazione mensile, nei confronti della barriera. Maggiore o uguale, sarà il livello di pagamento da raggiungere, seguendo il seguente schema: Ubi Banca: 2,55 euro/azione; Generali 11,4 euro; Banca Mediolanum 5,5 euro; Unicredit 10,1325 euro; Telecom 0,6432 euro; Renault 63,088 euro; Peugeot 14,284 euro. Le nuove obbligazioni sono state emesse sul SeDex di Borsa Italiana, e possono essere un buon investimento a breve e lungo termine, anche per i non addetti ai lavori. Il rischio è minimo, su un ventaglio di sottostanti ben nutrito, specie nel comparto bancario, che non dovrebbe, quest’anno subire flessioni importanti.

L’Arabia Saudita emette altri bonds: è a corto di soldi

petrolio prezzo nuovamente vicino 30 dollarLa guerra del petrolio, in corso ormai da più di un anno, sta indebolendo i paesi produttori. Il Venezuela ha dovuto rinunciare a parte del programma d governo, la Russia ha avuto piccole difficoltà, ma la notizia è che anche l’Arabia Saudita sta pagando il calo del prezzo del greggio, ed è sempre più in difficoltà, tanto da dover emettere nuovi titoli alla ricerca di finanziamenti per lo stato dello sceicco. E la situazione appare grave se il paese ha proceduto alla sua prima vendita internazionale con un’emissione pari a 9 miliardi di dollari. Certamente non si tratta di titoli a rischio, ma colpisce il fatto che il paese, fino a due anni fa finanziato quasi esclusivamente dai proventi dell’oro nero, debba procedere con strumenti di finanza “classica”, per reperire denaro.

I titoli sono abbastanza particolari, in quanto, come si sa, il paese è governato da un regime islamico fondamentalista, e dunque i suoi strumenti finanziari devono rispettare la legge della sharia. Si tratta di titoli a 5 e 10 anni, che vanno a far parte di un pacchetto da 33 miliardi di dollari, emessi per necessità contingenti al momento. Inizialmente erano previste emissioni per 8 miliardi, ma i nuovi dati sulle riserve petrolifere americane hanno spinto il prezzo del greggio ancora più giù, e si è reso necessario un “aggiustamento” di un miliardo. Il rendimento dei quinquennali è di 2,93%, mentre i decennali sono offerti a 3,65%.

Bond esotici: provate quelli delle Filippine

filippinePer chi è alla ricerca di nuovi mercati e nuovi investimenti, anche esotici, una delle soluzioni attuali possono essere i bond delle Filippine. Il paese infatti, sta vivendo un boom economico, e i rendimenti delle sue securities sono migliori dei bond europei. Il paese si segnala, alla Banca Mondiale, come il migliore, economicamente, della sua area geopolitica, e le previsioni di crescita del Pil, si attestano, nei prossimi tre anni, attorno o poco inferiori al 7%. Il 2017 vedrà il Pil crescere del 6,9%, e le Filippine sono alla ricerca di investimenti con offerte sui bonds molto allettanti. I titoli di stato del paese asiatico infatti, sono offerti al 3,16% di rendimento, fino al 2025, mentre se cercate azioni a breve termine, il rendimento effettivo risulterà della metà, 1,74%. Le agenzie di rating hanno assegnato la tripla B ai titoli delle Filippine, e gli indicatori segnalano non solo stabilità, ma anche buona crescita, certamente migliori rispetto a quella italiana ad esempio. Per il prossimo triennio, gli analisti vedono ulteriori progressi economici per il paese asiatico, grazie all’urbanizzazione, che sta prendendo il posto della localizzazione agricola, che sicuramente farà crescere i segmenti edilizi e dei trasporti, arricchendo ancor di più il Pil nazionale. Poi c’è l’occupazione, in crescita, e le rimesse dai cittadini all’estero, pari al 10% del Pil.

Oro sempre più scarso, possibili aumenti

oro

Per chi intende investire in oro, la notizia potrebbe essere molto importante per le mosse da fare nei prossimi anni. La disponibilità di oro da estrazione nei prossimi 10 anni dovrebbe scendere del 10%, e questo potrebbe far alzare il prezzo del metallo giallo, complice anche la voracità di molte banche centrali, di rimpinguare le proprie riserve aurifere. Ad oggi, la quotazione dell’oro è di 1,250 dollari per oncia, e il prezzo tende ormai a salire da anni. Sono molti che, in questo periodo di instabilità e crisi, stanno investendo in uno dei beni rifugi per eccellenza, quel metallo giallo che ha sempre attratto gli investitori. La guerra economica che Trump sta per lanciare, sembra rafforzare questa tendenza, a cui si dovrà aggiungere questa nuova notizia sulle miniere, che comincierebbe ad esaurire i loro filoni auriferi. Le scoperte di nuovi filoni sono sempre più rare, non a caso, solo tre filoni sono stati scoperti nel 2014, e dopo il picco estrattivo del 2016, di circa 3200 tonnellate, la quantità estratta è sempre in calo. Per comprendere il fenomeno, basti pensare che 30 anni fa, nel 1987, i filoni scoperti furono 37. A distanza di trentanni dunque una drastica diminuzione delle scoperte, che porta gli analisti a parlare di un calo del 10% sull’immissione di nuovo oro sul mercato. Alcuni pensano che ci vorranno altri due anni prima di vedere un calo nella produzione, e altri azzardano prezzi più che raddoppiati tra cinque anni. Insomma, per chi volesse comprare, oggi è il momento giusto.