Saipem sale in borsa e pensa a nuove emissioni, possibili investimenti

La società e multinazionale di estrazioni petrolifere Saipem continua la sua ascesa in borsa, e le sue azioni stanno diventando appetibili per gli investitori del lungo periodo. È di oggi la notizia, diffusa dalla Reuters, secondo la quale, l’azienda potrebbe collogare altre obbligazioni sul mercato. Per il momento si tratta solo di indiscrezioni, ma abbastanza precise. Dovrebbe trattarsi di obbligazioni a 5 anni, e secondo le fonti economiche, l’ammontare dovrebbe aggirarsi sui 500 milioni di euro, per un rendimento del 3%. Dalla Saipem naturalmente, né conferme, né smentite, ma gli analisti sembrano essere abbastanza sicuri, visto anche l’andamento delle azioni della compagnia, che alla borsa di Milano, ieri hanno fatto segnare un +1,16%, confermando così il recupero dell’azienda sul mercato azionario. Ieri le azioni avevano segnato un buon rialzo, confermato questa mattina, sia in apertura che a metà seduta, quando le azioni hanno toccato il prezzo di 0,4023 euro, con un rialzo del 1,18%, il migliore della mattinata alla Ftse Mib. Oggi la borsa di Milano registra una stagnazione, con l’indice fermo a +0,05%. Male Tenaris, con un -1%, che invece ieri si era segnalata per la sua progressione.

Gli investimenti in Nuova Zelanda

Per chi ha voglia di investire in paesi lontani, ma comunque sicuri, la Nuova Zelanda è certamente una nazione da tenere sotto osservazione, seria e preparata, ma soprattutto capace di reinvestire ciò che arriva dall’estero per farlo fruttare. È il caso dei bond, visti anche la politica monetaria della BCE che dovrebbe continuare con i tassi negativi ancora per tutto l’anno, mentre in nuova Zelanda i rendimenti sono migliori, grazie ad un’economia anglosassone stabile e certamente ricca, che vede il Pil attorno al 3,5% anche per quest’anno. Naturalmente dovrete acquistare e ricevere i profitti in dollari della Nuova Zelanda, quindi tenete sempre d’occhio il Forex per controllare la valuta. Nel paese, la banca centrale sta mantenendo i tassi sul denaro al 1,75%, e prevede di non variare la sua politica per molto tempo. Tra le obbligazioni appetibili ci sono quelle della ANZ, l’Australia e New Zeland Bank, un gruppo bancario molto solido, con rating alto (AA- di Standard & Poor’s e Aa2 per Moody’s), che attualmente ha emesso obbligazioni per quasi 43 milioni in valuta locale che scadranno il 22 marzo del 2022. i rendimenti, fissi, sono del 3,66% a tre mesi con rimborso totale alla scadenza. Si parte da 2000 dollari per gli acquisti di questo che è il quarto gruppo del settore in Oceania.

La FED alza i tassi: lasciare le azioni e puntare sui bonds?

La FED, banca centrale statunitense, ha alzato, come previsto, i tassi sul costo del biglietto verde, e gli analisti ora si stanno domandando quale sarà il futuro del mercato azionario. La risposta è molto semplice, un rialzo non fa primavera, e nemmeno l’inverno. Certamente non ci sarà un abbandono del mercato azionario in favore dei titoli di stato, ma solo una maggiore attenzione ai bonds. Nessun “panico” o “bolla”, ma forse il mercato semplicemente rallenterà un po’, dopo i vari rally di Wall Street, alternati a pause, grazie ai tassi bassissimi sul dollaro che ha stimolato i prestiti speculativi. Inoltre, la Federal Reserve, ha spesso, negli ultimi anni, dato delle sovrastime delle sue azioni sui tassi, e sono in pochi a tenere conseguenze negative sui mercati. Poi il mercato avrà il tempo di assorbire l’aumento dei tassi, previsto in tre tranche da 0,25%, ed assestarsi sulle nuove posizioni. Gli analisti spiegano che le perdite per i fondi obbligazionari, a causa di un aumento dei tassi progressivo e minimo, sono normalmente molto piccole, se non nulle. Su dei rendimenti medi, per esempio, del 4,5% dei fondi obbligazionari, lo 0,25% è minimo, anche se moltiplicato per tre tranche, e servirebbero due anni prima che i fondi ne risentano. Ma questa è la matematica pura, infatti l’aumento dei tassi attira gli investitori sulle obbligazioni, alimentando così i fondi e il mercato. Ad oggi, non vi consigliamo dunque di abbandonare le azioni, ma solo di tenere sott’occhio i bonds.

Investire in Generali

L’attenzione intorno a Generali Assicurazioni, da parte delle banche, sembra essersi placata, con l’annuncio della definitiva ritirata dal tentativo di scalata di Banca Intesa, ma il titolo continua ad offrire buone garanzie di investimento, forte degli ottimi bilanci registrati nel 2016. Dopo una serie di rally, e di ribassi, il titolo potrebbe essere di nuovo spinto su sull’onda dei risultati, e c’è quindi poco tempo per acquistare le azioni, prima che diventino troppo care, e si rivelino solo una cassaforte anti inflazione. Il 2016 è stata l’anno migliore per l’utile netto e per lo share equity degli ultimi 10 anni, tanto che la compagnia assicurativa ha annullato l’aumento di capitale che aveva previsto, passando addirittura ad un’accelerazione del piano industriale e cercando nuove strategia di acquisizione, dopo le minacce di scalata. Il 2016 ha visto l’utile netto salire del 2,5%, pari a 2,1 miliardi, e quello operativo dello 0,9%, pari a 4,83 milioni. E così il dividendo per azione è salito dell’11,1%, pari a 0,80 centesimi per azione. Confermate tutte le previsioni future, che vedono un net operating cash cumulativo di più 7 miliardi, per il 2018, con l’obbiettivo del risparmio sui costi operativi che viene anticipato di 1 anno. Il Regulatory Solvency ratio dello stato patrimoniale, dale da 171% a 177%, il titolo del 2,74%.

Il governo cinese contro i magnati del calcio

Il governo cinese si mostra contrariato agli investimenti dei suoi magnati nel mondo del calcio europeo. I miliardari cinesi sono sempre più presenti nel vecchio continente per acquisizioni e partecipazioni nelle migliori squadre calcistiche, un modo come un altro per penetrare i mercati attraverso la popolarità del calcio. Ma il governo, e la banca centrale cinese, per bocca del suo governatore Zhou Xiaochun, non sono affatto contenti del fenomeno scatenato in Europa da molti Cinesi, dopo aver messo anche un tetto all’arrivo di stranieri strapagati nel loro calcio. Per il governatore Xiaochun, molti investimenti sono stati frettolosi e non in linea con i desideri del governo, non portando nessun concreto vantaggio nel paese. La Cina infatti, non vede gli investimenti nel mondo dello sport e dell’intrattenimento, un modo fruttifero di spendere i capitali, e creano anche dei malumori verso i paesi. Questi investimenti non farebbero parte delle politiche economiche cinesi, e saranno limitati. Intanto, i milionari di Pechino, hanno investito già due miliardi in Europa, prendendo proprietà su squadre di tutti i campionati, partendo dall’Inter fino all’Atletico Madrid, passando dal Nizza all’Aston Villa. Squadre gloriose e conosciute, ma quale sarà il ritorno preteso dai cinesi. Il governo non vede vantaggi, e non crediamo che i cinesi agiscano solo per passione sportiva.

Comprare azioni: come scegliere in base al prezzo

Quando ci si avvicina ai mercati azionari, i dubbi sono sempre molti, soprattutto sui tempi. Una cosa è comunque certa, il guadagno può esserci sia con i mercati in rialzo, che con quelli a ribasso. Infatti, se si riescono a comprendere i meccanismi del mercato, entrambe le situazioni possono essere favorevoli. Un punto di riferimento possono essere i prezzi delle azioni, quando non sono viziati da un eccesso di manipolazione, e quando l’azienda oggetto del titolo, sta facendo utili ma ha anche un programma di investimenti per la sua crescita. Qui entra in gioco l’abilità del trader di azioni, che deve comprendere se c’è una sopravalutazione dell’azienda, studiandone i programmi, o una sottovalutazione. Una sopravalutazione, potrebbe suggerire la vendita delle proprie azioni, in modo da realizzare il profitto prima che queste cadano, una sottovalutazione potrebbe suggerire l’acquisto, in attesa che l’azienda riesca a sfruttare appieno il suo valore.

Certamente qui la scelta rientra nella prospettiva del breve o del lungo periodo. Quando c’è una crescita prolungata del prezzo delle azioni, ci troviamo generalmente di fronte ad un’azienda sana, che potrà garantire dei profitti anche a lungo termine, mentre per quelle aziende cui valori oscillano, il discorso è più complesso, e bisogna sempre essere pronti a vendere prima della contrazione, magari per riacquistare poi le stesse azioni a prezzi più bassi e attendere che salgano di nuovo.

Il rally di Poste Italiane

Poste Italiane vola in borsa e segna già un +4% in apertura dei mercati, nonostante Milano sia in leggera flessione di un -0,56%. Il titolo di Poste Italiane è molto ricercato oggi, forse grazie alle voci che vogliono la distribuzione di un maxi dividendo straordinario per gli azionisti. Visto l’ottimo andamento del titolo, la dirigenza delle poste ha pensato a rilasciare un dividendo straordinario, ma la decisione non è stata ancora presa in quanto adesso, il Tesoro, ancora proprietario di maggioranza, potrebbe cambiare idea sul collocamento del 30% di azioni sul mercato, preventivato per far cassa. A immettere liquidità potrebbe essere proprio il buon andamento dell’azienda, con il governo che potrebbe sfruttare i dividendi e dirottare l’idea originale su una vendita delle quote a Cassa Depositi e Prestiti, che detiene già il 30% delle stesse Poste Italiane. Prima di questa acquisizione della Cassa Depositi, il governo avrebbe pensato ad una distribuzione ai soci, di 1 miliardo di euro di dividendi, mentre la Cassa Depositi potrebbe sfruttare i dividendi proprio per l’acquisizione del 30% di Poste Italiane.

Ma queste non sono le sole opzioni sul tavolo. Il governo potrebbe anche rinviare il collocamento di questo 30% fino ad autunno, con una seconda IPO a gennaio quindi da smentire.

Obbligazioni messicane. Un investimento in pesos

Per chi fosse interessato ad investire in pesos, l’istituto tedesco KFW offre il 5,50% sui suoi bond che hanno la tripla A di rating. Si tratta di nuovi bond (XS1520710788) molto sicuri, perché l’istituto è controllato dallo stato, e offre redditi fissi. C’è da valutare inoltre, l’attuale debolezza del pesos sui mercati valutari, che potrebbe garantire un ulteriore ritorno se la valuta messicana dovesse rialzarsi. Poi ci sono i rendimenti negativi dei mercati attuali, che rendono questi bond più attraenti, con la possibilità di diversificare gli investimenti.

Sono stati emessi bond per un valore complessivo di 2 miliardi di pesos, il 22 novembre scorso, al prezzo di 98,86. I bond sono negoziabili in Borsa Italiana e Euro TLX e pagano ogni 22 novembre il 5,50% di coupon. L’imposizione fiscale su queste obbligazioni è del 12,50%, ma dovrete sempre tenere a mente il rischio del cambio valuta. Il pesos è una valuta molto volatile, e debole, per cui gli analisti la giudicano molto vicina alla volatilità della lira turca. L’ultimo anno ha visto il pesos perdere il 20% sull’euro, e il 2017 si è aperto con un -8% finora. La moneta messicana è fortemente legata al prezzo del petrolio, e quindi dovrete tenere d’occhio anche questo indice, se vorrete acquistare questi bonds. Secondo gli analisti, il ribasso del greggio dovrebbe arrestarsi, e il petrolio tornare a salire di quotazione, portando con se anche il pesos, verso l’alto, rappresentando un ulteriore guadagno per l’investitore.

Collocamento titoli: asta del 27 febbraio

L’asta del Ministero del Tesoro sui Btp ha visto il collocamento di 7 miliardi di euro per i bonds al 2022, al 2026 e al 2027, ma anche un rialzo dei tassi alla conclusione dell’asta, con segni di cedimento dei titoli italiani. La curva dei rendimenti è influenzata sia dalla politica della BCE. Che da quella della FED, che ora non agiscono più all’unisuono, ma la prima continua con il programma di QE, mentre la seconda ha ormai deciso il rialzo dei tassi in marzo. Poi c’è attesa per le presidenziali francesi, un po’ meno per le politiche tedesche, e grande incertezza per l’Italia, che non sa ancora se fare le elezioni a giugno o no.

La forte pressione si era manifestata già la scorsa settimana, con il collocamento dei CTZ. Per chi ha voglia di realizzare comunque, sembra che il nuovo andamento a lungo termone dei Btp, sia quello di un rialzo dei rendimenti. I Btp ad aprile 2022 ha visto il collocamento di 4 miliardi di euro al 1,11% di rendimento, mentre i Btp a giugno 2026 ha visto il rendimento a 2,05%. Infine, sono stati collocati 2 miliardi sui Btp al 2027, con un rendimento al 2,28%.

La domanda ha superato l’offerta, e gli analisti vedono l’influenza delle aspettative di inflazione.

Investire nell’arte. Una scelta da intenditori

Investire nell’arte sta diventando una tendenza molto diffusa in questo decennio, ma questo tipo di investimento è molto rischioso, in quanto non solo bisogna essere degli intenditori di artisti, ma conoscere bene i meccanismi del mercato. Inoltre, ci sono i falsi, molto diffusi, proprio per gabbare i tanti che vogliono tentare di fare profitti nell’arte, falsi molto spesso talmente ben fatti, da ingannare anche grandi esperti e musei famosi. Fare una certificazione artistica infatti, non è affatto semplice, e prevede delle spese, soprattutto se siamo di fronte a reperti più o meno antichi, che richiedono esami specifici sui materiali per la datazione. Più semplice può essere investire in arte contemporanea, in cui molti spesso seguono solo il trend dell’artista del momento. Poi spesso, le dispute tra esperti sull’autenticità o meno di un’opera, valgono la stessa opera, anche se falsa, ma in generale, i falsi d’autore, discreditano il mercato e allontanano gli investitori.

Comunque gli investimenti in arte contemporanea sono molto vantaggiosi, e anche sicuri, soprattutto se confrontati con l’arte antica, molto più rischiosa. Un’opera d’arte contemporanea rende molto di più delle speculazioni borsistiche, anche se c’è il problema, non irrilevante, della custodia del bene. Certo, rimane il problema della valutazione, da fare con ponderatezza, e solo dopo aver appreso molto più che le nozioni base dell’arte.

Il collocamento dei bonds francesi

La Francia ha collocato nuovi bonds del Tesoro, ma tutti a rendimento negativo, all’asta il 17 febbraio corrente. L’Agenzia del Tesoro AFT ha infatti comunicato di aver collocato 6,119 miliardi di euro di questi titoli, tutti a breve termine (BTF), di cui 3,130 miliardi con scadenza a tre mesi, e rendimento di -0,652%, rispetto al -0,671% dell’asta precedente. Altri bond a sei mesi sono stati collocati, per un importo pari a 1,593 miliardi, al rendimento di -0,657% , con uno scarto rispetto all’asta del 13 febbraio, di qualche decimale di punto. Infine, altri bonds a 12 mesi, per circa 1,396 miliardi, stavolta con rendimento dello -0,574%. Per la Francia una raccolta piena nella vendita dei titoli, anche se pesa l’incertezza sul futuro in vista delle prossime elezioni tra poco meno di due mesi.

Un futuro che vede le destre nazionaliste ed antieuropeiste in forte ascesa per la corsa all’Eliseo, anche se è probabile che le coalizioni di sinistra riescano ad aggiudicarsi la presidenza. Se così non fosse, la Francia potrebbe pagare un prezzo più alto per lo spread, e ci potrebbero essere importanti occasioni per gli investitori, sul mercato secondario.

I Covered Warrant di Banca IMI

Banca IMI aumenta la sua offerta di Covered Warrant con ben 67 nuovi strumenti di investimento del segmento SeDex, per un totale di 345 prodotti. Con i Covered Warrant si acquisisce il diritto di acquisto o vendita di titoli sottostanti ad un prezza già stabilito, senza nessun obbligo. Si tratta di un’ampia gamma di derivati, con prezzi che sono determinati dai sottostanti, che possono essere azioni oppure titoli sugli indici, sulle comodities o sulle obbligazioni, sia italiane che europee. Sono inclusi anche gli indici DAX e FTSE, con diversi periodi e strike, fino al giugno del prossimo anno. Dei nuovi 67 Covered Warrant, 47 sono su sottostanti italiani, in particolare azioni di Atlantia, Banca Mediolanum, Banco BPM, Enel, Eni, Exor, Ferrari, Fiat Chrysler Automobiles, Leonardo, Saipem, Saras, STMicroelectronics, Telecom Italia, Ubi Banca e Unipolsai. Poi ci sono la Total, la Deutsche Bank, la BMW, e la Volkswagen. Gli altri 15 sono rivolti ai sottostanti indici tedeschi ed italiani. Il proffitto è sulla differeza tra prezzo di mercato e quello di esercizio, quando positiva, con un multiplo, per l’azione Call, mentre si inverte, ovvero la differenza tra prezzo d’esercizio e quello di mercato, per l’azione Put, per il multiplo.

Per quel che riguarda i Covered Warrant sui titoli, questi sono indirizzati a chi scommette sui rialzi, mentre quelli sugli indici possono interessare sia i rialzi che i ribassi.

BTp: preoccupazione per i rendimenti

Anche se i rendimenti dei Btp sono aumentati notevolmente, gli analisti sono preoccupati per il lungo periodo, ed è probabile che sia più conveniente iniziare a disfarsi dei titoli sul mercato secondario, piuttosto che arrivare a scadenza. Lo spread tra Btp e Bund tedeschi ha aperto a settimana a 196 punti per i decennali, con il rendimento al 2,30%, ma quelli a 50 anni hanno avuto una diminuzione del 20% e sicuramente non recupereranno. La tendenza è quella del calo, associata alla bassa inflazione, e forse si potrebbe anche arrivare alla parità. I ventennali hanno perso il 18,6% e quelli a 10 anni quasi il 10%. La sensazione è che gli investitori vedranno i loro rendimenti sempre più assottigliarsi, anche perché la BCE non potrà acquistare ancora a lungo i titoli sul mercato, in questo modo “drogandolo” per immettere liquidità. Dopo che la banca centrale avrà interrotto i suoi acquisti, i titoli inizieranno ad adeguarsi all’inflazione, che sembra proprio non decollare nell’eurozona. Le variabili sono comunque molte. Bisognerà infatti vedere come si comporterà il cambio tra euro e dollaro, che potrebbe subire importanti oscillazioni nel caso le presidenziali francesi dovessero eleggere la Le Pen all’Eliseo, mentre meno probabile sembra una caduta della Merkel a favore degli Euroscettici. Poi il petrolio, oggi stabile, ma sempre in grado di modificare le condizioni dei mercati.

Tango bond. Il tribunale: risarcire l’investitore

La Corte d’Appello di Palermo ha deliberato una sentenza storica per la Banca Unicredit, condannata a risarcire un investitore in bond argentini, in quanto la banca sapeva essere rischiosi, e non avvertì il cliente. Il default dell’Argentina, nel 2011, ha lasciato numerosi risparmiatori senza i propri capitali, nonostante le banche avessero suggerito l’acquisto di questi titoli considerati sicuri. La polemica è montata nel corso degli anni, ma mentre molti si sono accontentati delle briciole, accettando dei piccolissimi rimborsi, i più tenaci hanno fatto causa alla propria banca per avere l’intero capitale più gli interessi.

A Palermo, un investitore ha ottenuto il risarcimento dei 75 mila euro che aveva investito, dopo che la sentenza di primo grado aveva invece assolto la banca. A fare la differenza, in secondo grado, è stata la nota integrativa della Consob, datata agosto 2000, che evidenziava l’indirizzo altamente speculativo dei bond argentini. La banca quindi sapeva di vendere dei titoli che non erano equiparabili a normali titoli di stato, ma indicate per azioni spericolate di alta speculazione. Come evidenziato dalla corte, il cliente era certamente attratto dall’alto rendimento dei tango bonds, che dovevano creare per lo meno qualche sospetto, ma la banca non evidenziò il rischio di non poter riavere il capitale perché il paese era a rischio.