Vivendi e Telecom: pronta al ricorso contro golden power

I cambiamenti che scaturiranno dall’uso del golden power su Telecom Italia da parte del Governo non piacciono a Vivendi che sta preparando un ricorso da presentare il prima possibile. A quanto pare i francesi non hanno nessuna intenzione di rimanere a guardare.

Ufficialmente la reazione è un no comment: nella realtà dei fatti e da quello che si evince, Vincent Bollorè nelle ultime ore si sarebbe reso conto come l’immobilità non sarebbe lo strumento giusto per affrontare la fase Telecom Italia sta entrando. E poco importa se il nuovo ad Amos Genish sia più soft nell’approccio ed uno dei suoi primi impegni come nuovo numero uno di Telecom sia proprio il tentare di ricucire i rapporti tra la società e Palazzo Chigi ipotizzando addirittura una discussione in merito l’ipotesi di separazione della rete.

Vivendi non ci sta e sarebbe stato direttamente Vincent Bollorè a dettare la linea da seguire una volta resosi conto di quali obblighi Telecom si sarebbe dovuta “occupare” una volta che il Governo Italiano avesse avuto tra le mani il golden power in tutta la sua interezza: a partire dagli obblighi che avrebbero portato Vivendi a perdere margine di azione sul gruppo fino all’arrivare a dover sottostare ai gusti dello stesso in merito a possibili compratori della sua quota in Telecom.

 

Dando uno sguardo alle condizioni che sono state attualmente poste sul piatto della bilancia non stupisce che Bollorè voglia opporsi: l’atteggiamento soft che veniva preventivato da Palazzo Chigi tanto morbido non sembra essere: la nuova unità organizzativa affidata a un funzionario del Dis, infatti, avrà ampia voce in capitolo su tutte le attività strategiche relative alla rete Telecom, Sparkle e Telsy.  Questo porta Vivendi ad avere 60 giorni per presentare ricorso al Tar del Lazio ed evitare di paralizzare l’attività dell’azienda. Con uno specifico particolare da ricordare: se non verrà concessa la sospensiva Tim avrà l’obbligo di adeguarsi alle prescrizioni entro i 90 giorni onde evitare che scattino le previsioni del comma 5 della legge 56/2012 che potrebbero portare fino alla vendita coatta della quota di Vivendi (23,94%) entro un anno.

 

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