Il bond triennale a tasso fisso di Bank of Ghana

979114926_491061Bank of Ghana, istituto di credito centrale della nazione africana, è pronta a emettere un titolo obbligazionario a tre anni e a tasso fisso: si tratta di un evento importante e che si verifica una settimana esatta dopo il ritocco del principale tasso utilizzato per i prestiti, una mossa motivata dalla volontà di porre un freno all’inflazione e di indebolire il tasso di cambio (vedi anche Boom di emissioni obbligazionarie per l’Africa sub-sahariana). Lo strumento in questione, il terzo dall’inizio del 2013, prevede un importo complessivo di quattrocento milioni di cedi ghanesi (un ammontare non altissimo a dire la verità), con investitori locali e stranieri ugualmente coinvolti.

I bond del Vietnam hanno il miglior rendimento dell’Asia

I bond vietnamiti denominati in dollari sono gli strumenti finanziari che hanno conseguito i maggiori guadagni nel corso di quest’anno nel continente asiatico: il motivo è presto spiegato, visto che il primo ministro Nguyen Tan Dung ha da tempo dichiarato guerra all’inflazione, accrescendo allo stesso tempo le riserve di valuta estera, favorendo in questa maniera la domanda per le azioni. I titoli in questione hanno garantito agli investitori un rendimento piuttosto consistente, pari a dieci punti percentuali, come mostrato chiaramente dagli indici di Hsbc. I ritorni economici di altre nazioni asiatiche sono ben lontani da questo livello, con le obbligazioni indiane che hanno superato di poco il 7%, mentre quelle cinesi sono poco al di sotto del 5%.

Il Brasile impone una tassa del 6% sui bond internazionali

Il presidente brasiliano Dilma Rousseff ha deciso di inasprire l’imposizione fiscale relativa alle vendite di obbligazioni estere effettuate nel proprio paese: la nazione sudamericana è infatti solita applicare un’aliquota del 6% sulle cessioni di bond e prestiti internazionali, in particolare quelli che presentano una scadenza media superiore ai 360 giorni. Le compagnie coinvolte da tale disciplina hanno già provveduto a pagare il 5,38% in tal senso, ma i tributi non avevano finora ragione di esistere quando si trattava di operazioni che eccedevano i tre mesi. Secondo gran parte degli analisti e degli economisti del paese, la misura è volta a contenere il più possibile i prestiti stranieri, anche perché vi sono ingenti flussi di cassa dalle compagnie e dalle banche, i quali spiegano in parte il motivo per cui la banca centrale sta cercando di evitare a tutti i costi l’apprezzamento del real, la moneta locale.

La Polonia vende oltre 5 miliardi di bond a due anni

La Polonia è alla disperata ricerca di finanziamenti freschi per il proprio deficit di bilancio e la sua ultima cessione obbligazionaria è volta proprio a questo obiettivo: il governo di Varsavia ha infatti provveduto a vendere bond a due anni che presentano uno dei rendimenti più bassi dal 2002 ad oggi. Il ministero delle Finanze ha fatto presente che l’operazione è stata fissata per un ammontare pari a 5,24 miliardi di zloty (circa 1,84 miliardi di dollari), i quali hanno riguardato gli strumenti in scadenza a gennaio del 2013, con un rendimento medio del 5,03%, 127 punti base al di sotto delle obbligazioni decennali. Lo spread, invece, sarà pari all’1,38%. Gli investitori si rivolgono sempre più a titoli con scadenze non troppo lunghe e questo per un semplice motivo: l’inflazione sta accelerando in maniera pericolosa e dunque la banca centrale subisce una continua pressione per quel che concerne l’aumento dei costi di indebitamento.

Il rialzo della rupia indonesiana fa avanzare i bond decennali

La sorprendente ascesa della rupia indonesiana non se l’aspettava nessuno, nemmeno lo stesso governo della nazione asiatica: il rialzo della valuta in questione, giunta fino al proprio livello massimo delle ultime quattro settimane, è comunque il risultato dei nuovi tassi di interesse adottati dalla banca centrale di Giacarta, aumentati per la prima volta in più di due anni per tentare di contenere l’inflazione. Tali eventi, inoltre, hanno agevolato i bond decennali del paese. Entrando maggiormente nel dettaglio, occorre sottolineare come gli interessi sopracitati siano giunti fino al 6,75%, ma siamo ancora ben lontani dall’ottenere dei prezzi al consumo più bassi, dato che gli ultimi dati parlavano espressamente di un’inflazione superiore ai sette punti percentuali per la maggiore economica dell’intero Sudest asiatico.