Amazon automatizza. Meno lavoratori?

Amazon automatizza seguendo il progresso tecnologico. Ma questo rischia di tradursi in meno lavoratori? Sembrerebbe di sì, almeno stando ad alcune fonti provenienti dall’estero.

A cosa porta l’automatizzazione in Amazon

La trasformazione in atto all’interno di Amazon potrebbe segnare un importante punto di svolta nel mondo del lavoro. Secondo documenti interni emersi di recente,  la società avrebbe l’obiettivo di evitare l’assunzione di circa 600.000 lavoratori negli Stati Uniti entro il 2033. Come? Grazie all’impiego crescente di robot e sistemi automatizzati.

Attenzione, si parla di evitare assunzioni, non licenziamenti. Da questo punto di vista Amazon potrebbe salvarsi dalle critiche. Il problema è che da un punto di vista occupazionale, la questione potrebbe avere le stesse conseguenze. L’azienda, già da tempo attiva nell’automazione dei suoi magazzini con bracci robotici, veicoli autonomi per spostare merci e sistemi intelligenti che ottimizzano i flussi logistici, sta ora accelerando questo processo. Investimenti importanti.

Ad esempio, l’azienda ha superato il milione di robot operativi nei suoi impianti, avvicinandosi al numero di lavoratori umani nei suoi centri di logistica. Nei documenti citati dai media si legge che Amazon punta ad automatizzare fino al 75% delle proprie operazioni.

In concreto, in alcuni nuovi impianti tipo è già apparso un modello con un numero molto inferiore di lavoratori rispetto ai centri tradizionali. Ne è un esempio quello di Shreveport (Louisiana) con un calo del personale necessario stimato fra il 25% e il 50% grazie ai robot.

Cosa accadrà all’occupazione

Dal punto di vista dell’occupazione, se vengono “evitate” assunzioni future per centinaia di migliaia di lavoratori, si pone la questione non solo del numero di posti persi, ma anche del tipo di impieghi che resteranno. I ruoli più sicuri sembrano quelli che richiedono competenze tecniche, supervisione robotica, manutenzione o progettazione dei sistemi automatizzati.

Da un lato Amazon sottolinea che l’automazione “non elimina posti di lavoro”, ma cambia la natura delle mansioni. Quella che un tempo era un’attività manuale può diventare un’attività di supervisione o supporto tecnico. Non tutte le persone impattate potranno facilmente ricollocarsi in lavori più qualificati.

Non dobbiamo dimenticare che la riconversione richiede formazione, tempo e opportunità locali. C’è il rischio che l’automazione generi accentuazione delle disuguaglianze, concentrando benefici produttivi su chi controlla la tecnologia e lasciando indietro chi svolgeva i compiti “ripetitivi”.

Probabilmente entro il 2030 potremmo vedere un numero significativamente inferiore di lavoratori tradizionali nei grandi gruppi della logistica di Amazon a favore di una forza lavoro ridotta ma più specializzata. La vera domanda riguarda il modo in cui questa transizione verrà realmente affrontata.

Amazon e Telefonica, accordo per cloud 5G

Amazon entra nel mondo delle telecomunicazioni grazie a Telefonica. Riuscendo in un impresa che a nessuno era davvero riuscita prima.

L’accordo tra Telefonica e Amazon

Per quanto non possa sembrare qualcosa di rivoluzionario il fatto che Amazon con il proprio servizio cloud riesca a entrare nel mondo del 5G non è un evento che deve essere preso sottogamba. E non solo perché dimostra che ancora una volta, forse anche forte del proprio fatturato, Amazon non abbia paura a esplorare nuovi settori.

Il suo “buttarsi” in quello delle telecomunicazioni di certo sarà in grado di lasciare il segno. Anche solo per la straordinarietà dell’evento. Le aspettative sono molto alte in tal senso. Ma per comprendere quanto sia importante bisogna capire cosa sta accadendo di preciso.

L’azienda ha firmato un accordo con 02Telefonica, attraverso la sua Amazon Web Services per la gestione della rete principale 5G di Telefonica Germany. Si tratta di un passo in avanti in ambito tecnologico per tutte e due le società.

Per Amazon si parla di un debutto con il botto all’interno del mercato mondiale delle telecomunicazioni, con tutto quello può occorrere in tal senso. Telefonica, grazie a questo accordo, è il primo operatore che cede la propria rete principale in gestione su un cloud disponibile pubblicamente.

Soprattutto questo ultimo puntò è rilevante. In passato già alcuni operatori avevano tentato questa strada, trasferendo alcune operazioni e l’IT su cloud pubblici. Ma a differenza di ora non erano coinvolti servizi core network quanto alcune operazioni non principali.

Amazon web services, grazie all’accordo con Telefonica, gestirà circa un milione di clienti di quest’ultima che usano il 5g. Ma la collaborazione non si fermerà a questo punto. Dobbiamo sottolineare che Il funzionamento delle attività post accordo verrà monitorato per circa due trimestri.

Utenti in possibile esponenziale crescita

E questo potrebbe trasformarsi, se tutto andrà come necessario, nella crescita del numero di utenti affidato al servizio cloud. I quali potrebbero salire entro il 2025-2026 del 30-40%. Telefonica in Germania ha un bacino di utenza totale pari a circa 45 milioni di persone. Numeri davvero importanti.

Questo accordo sta portando l’azienda di Jeff Besos a diventare ufficialmente l’apripista per altri interlocutori, come ad esempio Microsoft, verso un mercato che potrebbe davvero offrire molto ai suoi protagonisti. Soprattutto pensando che l’attuale contesto vede gli operatori sono sempre molto restii nell’appoggiarsi a cloud di terze parti. Già solo per le preoccupazioni di prestazione legate al funzionamento e alla gestione delle reti.

Solo i prossimi mesi saranno in grado di dimostrare se la scelta di Telefonica sarà stata quella giusta. Se il risultato sarà positivo se ne vedranno davvero delle belle.

Jeff Bezos lascia posto di ad in Amazon

Jeff Bezos lascia il suo ruolo di amministratore delegato di Amazon: una mossa a sorpresa che non ci si aspettava ma che non significa “ritiro” da parte di uno degli uomini più ricchi del pianeta: semplicemente ha deciso di passare le consegne a qualcun altro.

bezos non più ad amazon

 

Elon Musk supera Jeff Bezos: è lui il più ricco

Elon Musk  supera Jeff Bezos: è lui l’uomo più ricco del mondo. Un primato conquistato nonostante il mondo intero stia continuando a lottare contro l’emergenza legata al coronavirus e alle sue conseguenze sull’economia e sull’occupazione. Un periodo difficile per tutti tranne che per i magnati che sono riusciti a crescere ancora di più.

elon musk più ricco mondo

Amazon paga 100 milioni di euro al Fisco

Amazon ha pagato al Fisco una somma pari a 100 milioni di euro per concludere quella che era la diatriba aperta tra il colosso del web e l’Agenzia delle Entrate dopo che quest’ultima aveva contestato alla compagnia di Jeff Bezos una mancata dichiarazione dei redditi.

Chi raggiungerà quota 1000 dollari tra Amazon e Google?

Per fare un investimento speculativo in questo periodo bisogna osservare il climax delle azioni Google e di quelle Amazon chiedendosi: quale delle due aziende riuscirà a mandare prima i tuoi titolo oltre la soglia di 1000 dollari? 

Come investire nelle web company nel 2013

Il nuovo anno si è aperto positivamente per le aziende quotate in borsa attive nel settore del web. Le internet company si muovono in un universo costellato da una serie di segmenti di business: mobile internet, cloud computing, virtualization, big data, e-commerce, social data. Insomma, ce né per tutti i gusti. Ad ogni modo nel 2012 l’indice Msci World Internet è riuscito a battere l’Msci World generale e anche per il 2013 le attese sono per una sovraperformance. Il settore più promettente è l’e-commerce.

Tre scadenze per i bond di Amazon

Investire nel commercio elettronico è un’alternativa da prendere in considerazione per diversificare il proprio portafoglio in modo adeguato: un esempio interessante ci viene dato dagli ultimi aggiornamenti sull’Ipo di Gilt, ma ancora di più dall’ultima emissione obbligazionaria di Amazon, la celebre compagnia americana che vende merci su Internet. Nello specifico, il colosso di Seattle ha deciso di lanciare bond per un importo complessivo pari a tre miliardi di dollari. Gli ordini sono stati superiori di oltre tre volte rispetto all’offerta, raggiungendo quota dieci miliardi di dollari.