Bahrain, un road-show per far conoscere il nuovo sukuk

Il Bahrain è fortemente intenzionare a venire incontro alle esigenze principali degli investitori stranieri: si tratta della prima volta che il regno asiatico si cimenta con una operazione finanziaria di questo tipo dopo le difficoltà socio-politiche degli ultimi tempi, con il 2011 che è stato macchiato dalle rivolte di piazza contro la gestione del paese. Volendo essere ancora più precisi, bisogna precisare che l’annuncio ha riguardato un vero e proprio road-show che andrà a coinvolgere dei titoli obbligazionari islamici denominati in dollari statunitensi e che saranno emessi entro e non oltre questo mese di novembre. La banca centrale dell’arcipelago arabo ha già provveduto a pianificare nel dettaglio la quotazione di questi specifici sukuk.

Bahrain: la banca centrale comunica i dati sui sukuk

I sukuk stanno letteralmente conquistando il mondo finanziario arabo. Come più volte ribadito, si tratta dei titoli obbligazionari della finanza islamica, strumenti finanziari che si caratterizzano in particolare per il rigoroso rispetto dei principi della religione musulmana: quindi, molte delle tipiche pratiche dei classici bond internazionali non sono valide in questo caso, in primis la presenza di un tasso di interesse e la valutazione da parte delle agenzie di rating. Questo potrebbe far pensare a una minore appetibilità nei confronti degli investitori, ma in realtà questi ultimi si stanno dimostrando molto interessati. Ne sono un chiaro esempio la Malesia, vera e propria leader in tale segmento finanziario, e il Bahrain. Il regno asiatico ha vissuto e non ancora risolto del tutto dei problemi politici analoghi a quelli della Libia, dell’Egitto e della Siria, ma le emissioni sono ancora a ottimi livelli.

Cds: il Bahrain diventa più rischioso del Libano

Il costo per assicurarsi da un possibile default del Bahrain è diventato più alto rispetto a quello relativo al Libano: si tratta della prima volta da luglio 2009 che i Cds dell’arcipelago arabo superano quelli libanesi, ma bisogna anche tenere conto dello stato di emergenza che vige a Manama e dintorni, oltre che del declassamento di rating operato da Fitch. Volendo essere più precisi, i Credit Default Swap del “Regno dei due mari” sono aumentati di 44 punti base nel corso delle contrattazioni di ieri, mentre i prodotti che osservano da vicino le performance del governo di Beirut, hanno fatto registrare un rialzo di soli quattro punti: il confronto vede appunto la quota del Bahrain a 359,37 punti, mentre quella libanese a 359,17. La decisione di Fitch è stata inevitabile, tra l’altro potrebbe anche aver luogo un’ulteriore riduzione in tal senso.