La Cina si propone per l’acquisto dei bond neozelandesi

Bill English, ministro delle Finanze della Nuova Zelanda, ha scoperto le carte in tavola per quel che riguarda il versante obbligazionario della nazione oceaniana: in effetti, China Investment Corporation, un fondo sovrano attivo in campo sanitario, ha espresso la forte intenzione di acquisire questi bond governativi. Che cosa li ha resi così appetibili per suscitare l’attenzione della seconda economia mondiale? C’è anzitutto da precisare che altri paesi asiatici si sono fatti avanti in tal senso, come ad esempio Hong Kong, Singapore e la Malesia. Il debito del governo di Wellington viene infatti visto da questi stati come la scelta più adatta per ridurre l’eccessiva dipendenza dagli assets denominati in dollari americani nel momento in cui le riserve finanziarie devono essere investite. L’indiscrezione di English è tratta da un giornale locale, il Marlborough Express, il quale ha riportato nel dettaglio le frasi del titolare del dicastero economico.

Regno Unito: i bond migliorano grazie alle misure fiscali

I titoli obbligazionari britannici stanno generando i loro maggiori ricavi all’interno del mercato dei debiti governativi, guadagni resi possibili dalle misure economiche decise dal premier David Cameron: quest’ultimo starebbe infatti favorendo maggiormente la salute fiscale del paese piuttosto che l’austerity finanziaria. Tra i principali indici, quello del Regno Unito ha ottenuto i migliori risultati delle ultime sei settimane, dopo aver comunque conseguito perdite importanti nel corso del mese di gennaio. Lo stesso Cameron sta provvedendo a contrastare la crescita della disoccupazione attraverso dei forti tagli di spesa, anche perché il deficit di bilancio oltre l’11% del prodotto interno lordo non può più essere tollerato. Lo scorso 14 marzo, comunque, Fitch ha valutato il debito della nazione con un rating pari ad AAA, il quale identifica la massima affidabilità per un investimento.

Dai bond giapponesi segnali preoccupanti sulla deflazione

Otto anni sono indubbiamente un arco di tempo piuttosto lungo, eppure i giapponesi dovranno guardare al 2018 con trepidazione: si tratta infatti delle nuove prospettive per quel che concerne la fine dell’attuale deflazione, dopo che le previsioni di Bank of Japan, l’istituto di credito centrale della nazione nipponica, e le spese pari a 35 trilioni di yen hanno provocato degli scossoni importanti nel mercato obbligazionario, dove gli investitori si attendono appunto altri otto anni di prezzi in discesa. Sono soprattutto le obbligazioni che sono state progettate per proteggere questi soggetti dall’inflazione che hanno mostrato i segnali più importanti; in particolare, è emerso come i prezzi in questione siano destinati a un ribasso pari allo 0,6% nei prossimi cinque anni, mentre il ritmo scende allo 0,4% annuo se si guarda al 2018.