Dove investire dopo l’aumento della tassa sul capital gain

Cosa fare con i propri investimenti ora che è entrata a regime la tassazione sulle rendite finanziarie salita dal 20 al 26%? Vediamo alcuni consigli.

A partire da luglio è entrato in vigore l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie voluta dal governo Renzi che ha portato ad una crescita dell’aliquota dal 20 al 26% andando ad intaccare  tutti gli strumenti finanziari, azioni, obbligazioni, Etf, fondi di investimento, conti correnti, conti deposito, conti postali, e da cui sono esenti solo i Titoli di Stato e i fondi pensione. Tutto questo rappresenta un vero e proprio dilemma, quindi, per gli investitori che in questo periodo stanno continuando a chiedersi  quale potrebbe essere la mossa migliore da fare per riuscire a mantenere al sicuro i propri investimenti senza dover pagarci su troppe tasse.

Conti correnti, le offerte a canone e spese zero

Provando a fare un esempio pratico si può vedere che su un investimento di 25 euro in azioni che è destinato adare un guadagno ipotetico del 6% annuo, pari quindi a 1.500 euro, la nuova aliquota al 26% farà sì che venga imposto un prelievo fiscale pari a 390 euro a fronte dei 300 euro che si sarebbero pagati con l’aliquota attuale del 20%. A questi poi devono essere sommati 100 euro di imposta di bollo sui conti titoli al 0,2%.

Per evitare di trovarsi nella tassazione più alta, gli investitori possono optare per la vendita dei titoli, se è stata già conseguita un’interessante plusvalenza, oppure si può utilizzare l’affrancamento, che dà la possibilità di pagare il 20% sui guadagni maturati fino al 30 giugno e il 26% soltanto sui guadagni maturati a partire dal primo luglio.

 

Su quali investimenti non si paga la tassa sulle rendite finanziarie

Mercoledì 18 giugno, con il Dl Irpef diventato ufficialmente legge è diventato ufficiale anche l’aumento della tassazione sulle rendite finanziarie che passa dal 20 al 26%. Sarà in vigore dal prossimo primo luglio e andrà a coprire le detrazioni Irap per le imprese. Questo  aumento interessa tutti i prodotti finanziari, dalle obbligazione, ad azioni, Etf, fondi comuni, conti deposito, conti correnti, conti postali, ad eccezione dei fondi pensione e dei titoli di Stato per i quali la tassazione rimane al 12,50% .

Il funzionamento della tassazione sulle rendite finanziarie

Per quel che riguarda i fondi pensione, sale, soltanto per il 2014, dello 0,5%, andando così dall’11% all’11,5%, l’aliquota sui fondi pensione complementari, al fine di creare un credito d’imposta per le casse di previdenza private o privatizzate, in attesa che ci sia una nuova organizzazione della tassazione dei redditi degli enti previdenziali, per attenuare l’effetto dell’aumento dell’aliquota dal 20 al 26% sulle plusvalenze. Stando  alle stime, la misura dovrebbe far incassare per il 2014 588 milioni e circa 3 miliardi nel 2015, mentre secondo i calcoli della Cgia di Mestre, per un conto corrente medio l’aumento sarà di circa 1 euro all’anno.

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Con l’aumento della tassa sulle rendite finanziarie, a ‘pagare’ saranno tutti i risparmiatori: si andrà da un minimo di 9,6 euro annui per le rendite più basse, per giungere a 635,90 per gli importi alti. Quindi  per investire, senza pagare troppo, meglio allora dal prossimo mese di luglio optare per titoli di Stato e Buoni fruttiferi postali (Bfp) per i quali la tassazione resta al 12,5%.

 

 

Fiscal cliff effetti sui mercati finanziari secondo Pimco

Continuano a tenere banco le problematiche relative al fiscal cliff negli Stati Uniti. Wall Street sembra ritenere possibile un’intesa in tempi brevi tra repubblicani e democratici, anche perché in caso di mancato accordo il prossimo anno scatterebbero tagli automatici alla spesa pubblica e gli aumenti delle tasse per 600 miliardi di dollari. Si tratta di una vera e propria bomba ad orologeria, da disinnescare al più presto per evitare un crollo del pil di 3-4 punti percentuali e l’inabissamento dell’economia americana in una profonda e dolorosa recessione.