Tassa sulle rendite finanziarie al 20%. Titoli di Stato esclusi

Con la nuova manovra da 45 miliardi di euro del Governo di centrodestra, arriva in Italia l’armonizzazione della tassazione sulle rendite finanziarie. Innanzitutto, c’è da dire che nulla cambia per i titoli di Stato, che resteranno tassati, per quel che riguarda i rendimenti lordi, al 12,5%. Questo tra l’altro dovrebbe contribuire a rendere Bot, Ctz, Cct e Btp più appetibili rispetto ad investimenti comparabili per rischio e rendimento. Per tutti gli altri tipi di investimenti, invece, la manovra introduce l’innalzamento dell’aliquota dal 12,5% al 20%. La tassazione unica, quindi, inasprisce il prelievo su fondi, azioni ed obbligazioni, fino ad ora tassati al 12,5%, e lo alleggerisce invece sui depositi bancari e su quelli postali che sinora venivano tassati al 27%.

L’introduzione dell’aliquota unica apporta al sistema della tassazione delle rendite una semplificazione in linea con i principali Paesi europei. La nuova aliquota unica, tra l’altro, rende potenzialmente meno appetibili asset, peraltro più rischiosi, come le azioni quotata in Borsa a Piazza Affari. Sebbene tale misura fosse già nota e scontata, c’è chiaramente, e comunque, curiosità su come sarà assorbita da Piazza Affari, alla riapertura dopo il ferragosto, la nuova tassazione sulle rendite finanziarie.

I prodotti che escono vincenti dalla nuova manovra finanziaria sono a conti fatti quelli del risparmio postale, ed i conti di deposito remunerati. Questo perché la tassazione ora passa dal 27% al 20%, il che significa che per i detentori di Buoni Fruttiferi, ma anche di conti di deposito remunerati, con o senza vincolo, il guadagno netto, a parità di rendimento lordo, sarà più elevato. Stiamo parlando di prodotti quali, tra gli altri, il Conto Arancio di Ing Direct, il Conto Deposito di CheBanca! e Rendimax di Banca Ifis. Lo stesso dicasi anche per le giacenze libere in conto corrente, che passeranno da una remunerazione con prelievo sugli interessi lordi maturati dal 27% al 20%.

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