Il punto sul mercato azionario. Cosa succederà ora?

mercato azionarioQuesto trimestre il mercato azionario globale ha visto una flessione dei profitti, dopo che gli ultimi due anni avevano registrato una serie di record. Sono andati male i paesi più avanzati, con il mercato britannico giù del 7% e quello giapponese del 5%. Lievi flessioni anche per Wall Street, mentre sono andati bene i mercati emergenti.

Cosa succederà ora

I mercati emergenti hanno invece realizzato profitti, attorno al 40%. Ora gli analisti si attendono dei nuovi rialzi, crisi internazionali permettendo.
Ecco quindi che si iniziano ad indicare delle strategie a lungo termine, che possano portare a profitti sostanziosi, sfruttando la nuova primavera dei mercati.
Quindi ecco rinnovarsi i portafogli degli investitori. Gli orizzonti iniziano a delinearsi. Ad esempio sembra tornato il tempo di investire in criptovalute, mentre il mercato azionario statunitense sembra avere degli aspetti speculativi destinati a sgonfiarsi.

Per questo è fondamentale disfarsi delle azioni sopravvalutate, in modo da incassare oggi, per prendere azioni che possano invece crescere in futuro.
Negli USA, nonostante i costi per gli investimenti, si potrebbe assistere ad una nuova serie di investimenti sostanziosi, con la riforma fiscale di Trump, che consentirebbe di abbassare i costi.

Sui mercati europei invece, oltre ai costi più bassi, si potrebbero verificare situazioni vantaggiose grazie alla ripresa generale dell’Eurozona.
Per la Gran Bretagna invece, i profitti sono attorno al 4%, e le tasse basse. Però qui pesa ancora l’incertezza della Brexit.

Aumentano i rendimenti e portano giù le borse

mercato azionarioLe borse mondiali hanno iniziato a rallentare, a partire da Wall Street, regina di record nel 2017. Si cerca di capire se si tratta solo di una pausa di riflessione o se il mercato ha iniziato la sua contrazione. Dalla chiusura di venerdì l’azionario di New York ha perso il 4%, mentre i rendimenti del governo sono arrivati a 2,84%, con un +0,44%. Anche i rendimenti tedeschi stanno salendo. Il petrolio sale e l’inflazione inizia a decollare. Ora tra gli analisti è in corso uno scambio di analisi, per capire come questi fattori influiranno sul mercato azionario, e se questo invertirà la tendenza o no. Il mercato azionario e quello obbligazionario sono stati sempre in concorrenza. Quando uno sale, in genere l’altro scende. L’obbligazionario offre rendite fisse, e quando queste sono alte, vengono preferite alle azioni. Ma non tutti gli analisti sono concordi su questo. Ma con i tassi più alti sale anche l’indice VAN che calcola il rapporto tra tassi e profitti. Ma anche il costo del denaro sta salendo, almeno in usa, aumentando il costo dei debiti. E in particolare sono i debiti delle società quotate in borsa ad aumentare di costo. Quest’anno il costo è stato del 3,5% per le aziende dell’indice S&P 500. Dall’altra parte però, i forti profitti continuano a sostenere i debiti aziendali. N particolare è il settore energetico a beneficiare di questa tendenza, grazie al rincaro del petrolio. Infine, la riforma fiscale di Trump, i cui effetti potrebbero continuare a spingere l’azionario. Ma anche su questo i pareri sono discordanti.

I suggerimenti per questo periodo: le azioni faranno guadagnare di più

azioniGli investitori sono sempre alla ricerca del profitto più vantaggioso, tra bond e azioni. In questo momento tutti puntano sulle azioni, più profittevoli dei bond, che hanno un rendimento più basso rispetto al mercato azionario, che è in piena ripresa. Anzi, con una media del 10% del profitto, siamo in un periodo che non si vedeva da anni. E le previsioni parlano di profitti ancora più alti per le azioni, che in questo momento pagano di più. Non è un caso che Wall Street sta realizzando record su record, mentre il Giappone sta recedendo un pochino dopo che il Nikkei ha segnato i suoi massimi da 20 anni. Anche le borse europee stanno navigando in buone acqua, pur non realizzando dei record. Molti stanno investendo su azioni più rischiose, sicuri del buon momento del mercato. Questo anche grazie ad un indice di volatilità molto basso, come non si registrava da anni. Anche la situazione geopolitica, nonostante le tensioni con la Corea del Nord, è molto favorevole, con uno stato abbastanza stabile. Inoltre c’è molta omogeneità sulle azioni per quanto riguarda i profitti, e quindi i portafogli possono diversificarsi per diminuire i rischi. A questo aggiungiamo il basso costo del denaro, che consente prestiti per investimenti più profittevoli, e la stabilità del dollaro, che diminuisce i rischi. Dunque, meglio le azioni dei bond.

La FED alza i tassi: lasciare le azioni e puntare sui bonds?

La FED, banca centrale statunitense, ha alzato, come previsto, i tassi sul costo del biglietto verde, e gli analisti ora si stanno domandando quale sarà il futuro del mercato azionario. La risposta è molto semplice, un rialzo non fa primavera, e nemmeno l’inverno. Certamente non ci sarà un abbandono del mercato azionario in favore dei titoli di stato, ma solo una maggiore attenzione ai bonds. Nessun “panico” o “bolla”, ma forse il mercato semplicemente rallenterà un po’, dopo i vari rally di Wall Street, alternati a pause, grazie ai tassi bassissimi sul dollaro che ha stimolato i prestiti speculativi. Inoltre, la Federal Reserve, ha spesso, negli ultimi anni, dato delle sovrastime delle sue azioni sui tassi, e sono in pochi a tenere conseguenze negative sui mercati. Poi il mercato avrà il tempo di assorbire l’aumento dei tassi, previsto in tre tranche da 0,25%, ed assestarsi sulle nuove posizioni. Gli analisti spiegano che le perdite per i fondi obbligazionari, a causa di un aumento dei tassi progressivo e minimo, sono normalmente molto piccole, se non nulle. Su dei rendimenti medi, per esempio, del 4,5% dei fondi obbligazionari, lo 0,25% è minimo, anche se moltiplicato per tre tranche, e servirebbero due anni prima che i fondi ne risentano. Ma questa è la matematica pura, infatti l’aumento dei tassi attira gli investitori sulle obbligazioni, alimentando così i fondi e il mercato. Ad oggi, non vi consigliamo dunque di abbandonare le azioni, ma solo di tenere sott’occhio i bonds.

Banca Carige non distribuisce dividendi

Gli azionisti di Banca Carige non intascheranno dividendi 2013, relativi all’esercizio 2012. A comunicarlo è stato lo stesso istituto bancario, sulla base della proposta formulata dal Consiglio di amministrazione nel corso della riunione tenuta ieri per l’approvazione dei risultati realizzati nel corso del periodo compreso tra gennaio e dicembre 2012, chiuso con una perdita netta di 63,21 milioni di euro, in netto peggioramento quindi rispetto all’utile di 169,27 milioni dell’esercizio precedente.

Vola Piazza Affari ma lo spread non si muove

Avvio di ottava sopra ogni aspettativa sulle Piazze Europee con Wall Street che segue a ruota recuperando oltre 220 punti. A milano brillano le blue-chips dove gli acquisti fanno una distinzione netta che scartano titoli come Parmalat Diasorin Finmeccanica e Banca Popolare di Milano a favore di tutti gli altri con una nota di merito a Unicredit che recupera l’8.14% sovra-performando il settore che invece si conferma a 5.98% a fine seduta. Nota di merito anche per Fiat, terza sul podio dopo Exor con 7.16% di guadagno e Intesa SanPaolo che segue con 7.04%.

Bene anche Enel con 4.42% di performance positiva e Telecom Italia che a sorpresa si allinea all’indice recuperando terreno. I movimenti Europei arrivano in corrispondenza con il nuovo tracy+1 che a questo punto diventerà ribassista solo se nella prossima seduta vedremo un ritorno a 14250 punti che ora diventa il supporto psicologico insieme a 14000 punti che invece è valido in close daily come punto di reverse al ribasso.

Spread bund-btp: è solo una “bolla” o salirà ancora?

Grandi salite e grandi discese, acquisti di massa e sell-off vertiginosi…questo è diventato il Mercato, riportando gli orologi indietro fino al 2008 quando per mesi interi su tutti gli strumenti finanziari l’altalena di rialzi e ribassi aveva costretto i più a cedere sotto la pressione psicologica di variazioni da capogiro.

Azionari in subbuglio, commodities veloci nei movimenti e valute che prendono il fiato dopo mesi di alta volatilità, pronte a ricominciare da un momento all’altro. E lo spread btp-bund tanto discusso nelle ultime settimane? Sembra non fare eccezione.

Dai grafici si vede come nell’ultimo anno lo spread si è mosso tra l’1% ed il 2% senza particolari movimenti direzionali; la stabilità dei titoli di stato italiani paragonati al Bund decennale come punto di riferimento per quanto riguarda la sicurezza e la stabilità, non ha tradito gli investitori fino a pochi mesi fa’, quando l’allargamento dello spread ha messo sull’attenti gli investitori.