Bank of Japan fa volare i futures sul rame

Il rame ha raggiunto i suoi massimi degli ultimi sette giorni a New York: Bank of Japan, istituto di credito centrale della nazione nipponica ha annunciato il prolungamento e l’ampliamento dei propri acquisti di assets finanziari (i cosiddetti “quantitative easing” per intenderci), in modo da favorire il sostegno alla crescita economica. Volendo essere ancora più precisi, i dirigenti della banca asiatica hanno optato per adottare un target di inflazione pari a due punti percentuali, con gli acquisti veri e propri che saranno fatti partire il prossimo anno. Tutti questi eventi non possono che avere delle ripercussioni sul metallo, in quanto il Giappone rappresenta il quarto maggior utilizzatore al mondo di rame.

Oro, contratti futures ancora in rialzo

L’oro è stato capace di avanzare per la terza volta nelle ultime quattro sessioni, grazie a un dollaro più debole e a un accresciuto appeal nei confronti del prezioso metallo come investimento finanziario alternativo: entrando maggiormente nel dettaglio, la moneta verde ha perso oltre 0,4 punti percentuali nel confronto con un paniere composto da altre divise. Su questa performance hanno inciso profondamente i rendimenti in calo dei titoli obbligazionari spagnoli e italiani, segno che la crisi del debito dell’eurozona si sta inasprendo. Allo stesso tempo, la sterlina inglese ha raggiunto il suo livello più alto da quasi sei mesi nei confronti del dollaro.

Oro e palladio, i futures in deciso calo

I contratti futures legati all’andamento dell’oro sono calati al loro livello più basso dallo scorso mese di gennaio: si tratta di un segnale evidente del recente rallentamento della crescita che è stato registrato sia dalla Germania che dalla Cina, a causa del dollaro sempre più forte, il quale ha frenato la domanda per il metallo prezioso in questione. Allo stesso tempo, il palladio è crollato come non era mai successo nel corso di quest’anno. Una indicazione molto utile è giunta dall’indice Standard & Poor’s Gsci, il quale ricomprende ben ventiquattro materie prime. In effetti, questo stesso indice ha perso 1,6 punti percentuali dopo che le manifatture e i servizi industriali tedeschi si sono indeboliti a gran sorpresa in quest’ultima settimana. Lo stesso discorso vale anche per l’ex Impero Celeste, la cui produzione è destinata a scendere per il quinto mese consecutivo a marzo.

Rame: futures in rialzo dopo lo sciopero dei minatori cileni

La crescita del rame come commodity da contratto future è dovuta principalmente a un evento: Bhp Billiton, celebre compagnia mineraria, ha infatti scelto di cancellare in toto gli equipaggiamenti relativi alla miniera Escondida del Cile, la maggiore fonte mondiale per quel che concerne il metallo. Tutto dipende da uno sciopero di una settimana indetto dai dipendenti. I minatori cileni sono alla ricerca di nuovi benefici e migliorie lavorative, ma il managament aziendale ritiene questa protesta illegale e si rifiuta di negoziare. Ma non si tratta soltanto di questo; in effetti, i prezzi sono risultati in rialzo anche a causa delle scarse produzioni realizzate da due colossi del settore, vale a dire Kazakhmys Plc e Oao Gmk Norilsk Nickel.

Il rame rallenta a causa del report Usa sull’occupazione

La caduta del rame a New York e Londra è stata tanto fragorosa quanto inattesa. Solamente pochi giorni fa, infatti, la commodity era riuscita a far registrare performance importanti, invece l’ultima settimana è stata contrassegnata da un declino che non veniva conseguito da almeno due settimane: in particolare, il calo è stato provocato dal rapporto statunitense sull’occupazione, con gli stipendi degli americani che sono cresciuti meno di quanto ci si aspettasse a giugno. Come si collegano questi due eventi? I datori di lavoro statunitensi hanno aumentato di 18mila unità la forza lavoro in questione, il dato più basso da ottobre scorso; di conseguenza, il tasso di disoccupazione ha subito un incremento a dir poco inatteso, come messo in luce chiaramente dal Dipartimento del Lavoro. Gli economisti si aspettavano un rialzo molto più consistente, ben 105mila lavoratori, e questo è stato un vero danno per gli Stati Uniti, maggior consumatore di rame dopo la Cina.