Lo studio di Geneve Invest sulle stime di crescita del mercato italiano per il 2014

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A prescindere dalle smentite di circostanza, evidentemente ci sarà bisogno di una manovra correttiva molto profonda, da parte del governo, non credo inferiore ai 20 miliardi. Sarà una stangata per tutti i contribuenti italiani, l’ennesima, e temo si andranno ad attaccare ancora una volta il sistema pensionistico e quello del risparmio, con un possibile prelievo forzoso.“ A spiegarlo è Gianmaria Panini, di Genève Invest, gruppo di gestione patrimoniale indipendente con sedi a Ginevra e Lussemburgo, interpellato in merito alla situazione di stallo del mercato italiano ed alle prospettive di crescita future del „sistema Italia“.

Anche Jp Morgan e Mediobanca nelle ultima settimane hanno in effetti sostenuto la tesi della manovra da 20 miliardi, una stima credibile, anche in considerazione del rischio di un nuovo attacco dei mercati contro l’Italia. Centrare per l’Italia il previsto obiettivo di crescita per il 2014, fissato allo 0,8%, è chiaramente impossibile. Gli analisti lo avevano chiarito già da diverso tempo ed a sostegno di queste previsioni arrivano adesso anche le prime dichiarazioni ufficiali del presidente del consiglio italiano, Matteo Renzi, che per la prima volta nel corso di queste settimane ha chiarito senza mezzi termini come in nessun caso il sistema Italia andrà oltre la soglia dello 0,4%. In verità, le stime più realistiche parlano di uno 0,3%. Si tratta evidentemente di numeri drammatici, che declassano in maniera perentoria l’economia italiana e lasciano spazio ad una serie di profondissimi dubbi circa il futuro finanziario di un paese il cui Pil è oggi di 9 punti percentuali più basso rispetto al 2007 ed in cui la disoccupazione, a livello nazionale, sfiora, secondo i dati ufficiali forniti dall’Istat, il 15% per quanto riguarda il numero integrale e si attesta invece al 43,7% per quello che concerne i giovani: un dato fra i più alti in Europa, basta pensare in merito che il dato tedesco rimane ampiamente sotto l’8%. A tutto questo si aggiungono i deboli segnali di ripresa della nostra economia ed il durissimo confronto con le altre realtà europee. Anche senza andare a scomodare colossi come Germania e Svizzera (per cui l’FMI prevede una crescita intorno al 2%) si ha infatti la percezione del disastro italiano: il paragone con la Spagna è ad esempio impietoso, se si pensa che il Fondo Monetario Internazionale ha stimato la crescita degli spagnoli per il 2014 all‘1,2 % e al 2% per il 2015, numeri raggiunti grazie ad un sistema di riforme che ha prodotto segnali di concreta ripresa per Madrid e che in Italia è invece bloccato da un sistema politico fermo sulle riforme istituzionali. Ci supera addirittura persino la Grecia, che secondo il think thank Iobe dovrebbe raggiungere lo 0,7% spinta dal settore turistico e dai consumi delle famiglie, un‘analisi che si avvicina a quella che anche l’ Unione europea e il Fondo monetario internazionale hanno già previsto ( 0,6% quest’anno).

L’unico paese ad oggi in condizioni simili a quelle italiane risulta essere la Francia, le cui stime FMI parlano comunque di una crescita dello 0,7% per il 2014 (superiore, dunque a quella italiana ma in discesa rispetto alle previsioni) e la cui base industriale risulta comunque molto più solida di quella italiana.

„Sicuramente esiste il pericolo serio, per quanti stanno investendo sul mercato italiano in queesto momento, di dover fronteggiare un assalto di enormi dimensioni – continua Gianmaria Panini – Il sistema è debole, gli ambienti internazionali hanno ben chiara la mancanza di segnali di ripresa e miglioramento e lo stallo delle riforme politiche, per questo non è difficile ipotizzare uno scenario di criticità per la finanza italiana nei prossimi mesi. Per analizzare in diretta la situazione in questo senso basta anche solo concentrarsi sul grande numero di medi e grandi investitori che nel corso degli ultimi 12 mesi hanno deciso di trasferire i loro investimenti a società di gestione patrimoniali estere, come la nostra, Geneve Invest, o come tante altre che operano in contesti finanziari estremamente stabili e molto, molto solidi“. Il timore di una nuova crisi finanziaria è in effetti molto alto fra gli addetti ai lavori, per questo sono in molti ormai a proiettarsi sugli scenari esteri, ben consapevoli che un’eventuale nuova fase di crisi potrebbe stavolta significare il tracollo definitivo, in un sistema economico, quello italiano, già ampiamente scardinato.

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