Prada pensa a Hong Kong per la sua quotazione azionaria

Prada ha individuato una piazza finanziaria ben precisa per avviare la propria avventura azionaria: si tratta di Hong Kong, lo stock exchange dell’ex colonia britannica, una scelta particolare perché giunge dopo molte rinunce simili a causa delle avverse condizioni del mercato . Il cda della nota spa attiva nel mondo della moda ha deliberato l’inizio del processo di quotazione e già si è in grado di affermare che Banca Imi, Clsa (unità del gruppo Crédit Agricole), Goldman Sachs e Unicredit saranno gli istituti di credito che si occuperanno dell’offerta globale, nonché del collocamento dal punto di vista istituzionale. Patrizio Bertelli, ad della compagnia, si è mostrato molto soddisfatto della novità, la quale, a suo parere, confermerebbe la strategia di espansione avviata già da tempo a livello internazionale.


Puntare alla Cina vuole quindi significare che i risultati conseguiti sono ottimi e che si vuole affrontare il futuro in maniera serena e fiduciosa, cercando di approfittare delle opportunità di mercato più importanti. Entrando maggiormente nel dettaglio economico-finanziario, c’è da dire che la valutazione dell’azienda costituisce almeno dodici volte l’Ebitda (Earnings Before Interest, Taxes, Depreciation and Amortization) relativo a quest’anno, grazie soprattutto agli interessanti risultati conseguiti nel settore del lusso. Perché proprio Hong Kong piuttosto che Piazza Affari?

La convinzione di Prada consiste nel fatto che la valutazione dell’ex Impero Celeste possa essere molto più alta rispetto a quella che si potrebbe invece ottenere nel continente europeo: niente è comunque escluso e le possibilità di quotazione in altre borse non sono così remote come può sembrare, ovviamente tutto dipenderà dalle condizioni di mercato e dalla loro mutabilità. La presenza della società in Asia è in continua espansione, tanto che le vendite del prossimo triennio dovrebbero superare di gran lunga quelle europee: i marchi Church’s e Miu Miu sono i più noti in questo senso e appartengono proprio a Prada, la quale, tra l’altro, deve far anche fronte a un debito non indifferente nei confronti delle banche.

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