Migliori gestori al mondo 2012 secondo Citywire

Citywire ha stilato la classifica dei 1000 gestori di fondi di investimento più in gamba del mondo, in base ad un criterio che mette in risalto maggiormente il talento dei personaggi coinvolti. Infatti, i money manager sono stati giudicati in base ai risultati ottenuti tenendo conto dei rischi assunti. Il parametro preso come riferimento per stilare la classifica Citywire1000 è il Citywire Manager Ratio, che misura il rendimento aggiuntivo ottenuto dal gestore rispetto al benchmark per ogni unità di rischio assunta.

La classifica è stata mostrata in esclusiva in Italia da MF – Milano Finanza. In vetta c’è Tom Musmanno, esperto dei bond denominati in dollari americani e gestore dei fondi Bgf Fixed Income Global Opportunities e Usa Bgf Us Dollar Short Duration Bond. Il guru di BlackRock si piazza al primo posto con un manager ratio di 1,86. I suoi fondi hanno guadagnato rispettivamente l’11,9% e il 6% da inizio anno. Bisogna sottolineare che la classifica di Citywire è stata stilata studiando oltre 7500 gestori che gestiscono 12.241 fondi di investimento nelle varie asset class (azioni, bond, bilanciati, real estate).

Inoltre, i gestori devono aver ottenuto un total return almeno positivo nei tre anni al 30 giugno 2012. L’approccio di Citywire sposta il focus sul talento della singola persona e del suo staff di collaboratori. Alle spalle di Musumanno troviamo Chris Bullock della Henderson Global Investors con il suo fondo Henderson HF Euro Corporate Bond A2 (manager ratio di 1,62), Sebastian Lyon di Troy e Richard Hughes di M&G.

La superstar dei gestori, ovvero Musumanno, ritiene che “la diversificazione dei rischi macro in termini di tassi, crediti, mutui e debiti possa contribuire a creare un portafoglio che protegga anche contro i colpi di coda del mercato”. Il miglior gestore che punta sui mercati emergenti è Paul Mcnamara, nono posto, di Swiss & Gllobal Asset Management, che gestisce il fondo JB Local Emerging Bond. Da inizio anno il fondo guadagna più del 15% ed è particolarmente esposto sul Messico, ritenuto un paese con un’economia sempre più slegata da quella degli Stati Uniti.

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