Inchiesta Araba Fenice: Ilva si difende e confida nell’operato della Magistratura

I passi in avanti nelle indagini preliminari svolte dalla Procura di Lecce ha portato all’iscrizione di ben 31 persone nel registro degli indagati in merito alla questione di una presunta gestione non autorizzata e non conforme alla legge nello smaltimento dei rifiuti. I tre soggetti su cui si sta indagando sono Ilva, Enel e Cementir di Taranto. Nello specifico, l’inchiesta “Araba fenice” ha messo nel mirino la vendita di un loppa d’altoforno da parte di Ilva a Cementir Italia e la vendita di ceneri di carbone dalla centrale Enel di Brindisi.

Una situazione molto rischiosa quella di Enel, che sembra fosse al corrente di come le ceneri vendute venissero classificate come rifiuto semplice, quando al contrario in realtà, proprio per via delle sostanze utilizzate nella loro generazione, si dovevano assolutamente considerare come pericolose. Tutto nasce da un sequestro penale portato a termine nel 2012 relativo a due specifiche aree dello stabilimento Cementir di Taranto. Gli accertamenti, portati avanti dalla Procura grazie ad una perizia tecnica e varie analisi chimiche, hanno evidenziato come la loppa d’altoforno che è stata venduta da Ilva a Cementir non rispettava le leggi comunitarie. Il motivo? C’erano degli scarti o vari rifiuti eterogenei che andavano ad influenzare notevolmente la capacità di impiego della loppa nel processo di produzione del cemento.

Una conclusione che ovviamente non corrisponde alla posizione di Ilva che, tramite un comunicato diffuso dai tre commissari straordinari della società, ha già fatto sapere di essere pronta a collaborare fin da subito con la Procura di Lecce proprio per dimostrare la propria totale innocenza in merito alla questione nata dalle indagini. Ben più grave, invece, la posizione di Enel di Brindisi, visto che diverse intercettazioni telefoniche hanno fatto emergere come le figure dirigenziali societarie erano perfettamente a conoscenza di come le ceneri di carbone vendute a Cementir in realtà contenessero sostanze pericolose.

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