Fondi comuni obbligazionari che pagano la cedola

La raccolta delle società di gestione del risparmio in Italia è tornata positiva nel terzo trimestre, evidenziando un attivo di 1,4 miliardi di euro dopo anni caratterizzati da continue fuoriuscite di flussi monetari. Il settore del risparmio gestito inizia così a vedere la luce fuori dal tunnel, merito anche di nuove formule e prodotti di investimento che hanno riavvicinato i risparmiatori dopo anni di delusioni sia dal lato dei rendimenti che dei costi di gestione da sopportare. Una grande novità è senza dubbio quella dei fondi comuni di investimento che staccano cedole periodiche.

I fondi comuni che pagano la cedola piacciono ai risparmiatori perché presentano caratteristiche simili a quelle dei tradizionali Btp o Cct emessi dal Tesoro italiano. Innanzitutto c’è una fase di collocamento, necessaria per la raccolta delle sottoscrizioni. C’è una data di partenza del fondo e infine una scadenza prestabilita, che solitamente varia dai 3/5 anni ai 7 anni. La forza di questi fondi deriva, però, dal pagamento di interessi periodici, solitamente su base semestrale.

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Negli ultimi anni questa tipologia di fondi è stata lanciata soprattutto nel comparto obbligazionario, anche se i profili di investimento possono essere molto differenti in quanto i segmenti di mercato oggetto delle “scommesse” dei gestori sono molto diversi tra loro. Si va dai classici titoli di stato europei alle obbligazioni governative americane fino ai bond societari ad alto rating. Ci sono anche varianti che prevedono un mix di investimenti in vari segmenti del mercato obbligazionario. Rispetto al tradizionale investimento in singole obbligazioni, i fondi comuni di investimento che pagano la cedola permettono di diversificare e di esporsi su questo asset anche a partire da cifre non particolarmente elevate.

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Oggi i risparmiatori possono incontrare enormi difficoltà nella creazione di un portfolio diversificato con singole obbligazioni, in quanto non è sempre semplice valutare il profilo di rischio dell’investimento nonostante l’indicazione del rating. Oggi le informazioni fondamentali su un fondo sono contenute in un documento di sintesi chiamato “kiid” (key investor information document), che consulenti, promotori finanziari e addetti agli sportelli bancari devono obbligatoriamente presentare ai risparmiatori. Il grado di rischio, ad esempio, viene sintetizzato con un numero di una scala che va da 1 a 7.

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