Come aumentare i profitti di un hotel?

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Essere dei bravi direttori o comunque manager di un albergo vuol dire anche saper gestire le eventuali crisi e soprattutto ottimizzate i ricavi. Per riuscire a fare questo occorre avere delle specifiche doti di gestione, ma anche saper utilizzare i mezzi adatti alla corretta gestione. 

Per poter aumentare i profitti di un hotel è importante, innanzitutto avere una profonda conoscenza del settore turistico e saper analizzare quelli che sono i dati storici del settore e dell’azienda stessa. Solo procedendo in questo modo sarà possibile andare a fissare delle strategie di marketing sulla base dell’interpretazione del fatturato e di quella che è la domanda da parte dei clienti. 

Per fare tutto questo è possibile avvalersi di quelli che nel settore sono noti come strumenti di Revenue Management alberghiero, ottimi per dare la giusta direzione all’azienda e comprendere in che modo sia possibile aumentare i profitti della struttura.

Cos’è il Revenue Management e come deve essere applicato al meglio

Per poter gestire al meglio un’impresa alberghiera è importante conoscere quelli che sono gli strumenti che possono essere utilizzati e che quindi possono semplificare il lavoro di molte persone. Riuscire ad aumentare i profitti di una struttura è indispensabile per riuscire anche a gestire nel migliore dei modi i costi, che sembrano essere in continuo aumento nel settore alberghiero e ricettivo. 

Non mancano casi in cui catene alberghiere multinazionali per via degli ingenti costi, abbiano un ricavo veramente minimo o addirittura vanno solo in pareggio di bilancio. Quello che a questo punto ci si chiede è se ci sia un modo efficace di limitare i costi, senza però andare ad intaccare la qualità del servizio. Ovviamente la risposta non è semplice, perché occorre innanzitutto studiare da vicino la singola struttura. 

Ad esempio, alcune strutture hanno deciso di tagliare il servizio ristorante. Un’attività che a volte non è considerata necessaria per la struttura alberghiera e quindi quella che offre anche un valore aggiunto minore, in poche parole, facilmente eliminabile, senza troppe problematiche. Peccato che a lungo andare la clientela potrebbe storcere il naso e virare su altre strutture. Ecco per quale motivo è importante non prendere decisioni affrettate, ma cercare prima di comprendere quali siano i costi che realmente si possono tagliare, senza correre il rischio di perdere altri clienti. Si può così introdurre il concetto di pricing dinamico, con cui la variazione delle tariffe può aiutare a coprire 

 Si potrebbe scoprire ad esempio che un’ottima scelta potrebbe essere quella di esternalizzare il servizio ristorante, stringendo delle partnership. Questo riduce i costi (quelli di gestione di una cucina e del personale addetto), accontenta il cliente, permette sia alla struttura che al locale con cui stringe l’accordo di aumentare il fatturato. 

Franco Grasso, pioniere del Revenue Management alberghiero in Italia, offre soluzioni personalizzate per poter incrementare gli introiti e portare ogni struttura dedita all’ospitalità al massimo del proprio successo. Il Revolution Plus è il software che, grazie all’esperienza del Franco Grasso Revenue Team, riesce fornire un valido aiuto sulla scelta dei prezzi e sulla disponibilità delle camere. 

Un occhio al futuro

In buona sostanza, è possibile affermare che per poter aumentare i profitti di un hotel, risulta indispensabile, innanzitutto analizzare il lavoro della struttura e fare delle previsioni che possano essere più o meno veritiere. 

Occorre una buona gestione strategica che sia in grado di anticipare il corso degli eventi e quindi dei costi. Un compito questo che spetta alla Direzione dell’albergo che potrà, in base alle previsioni, intervenire sulle camere e sulle tariffe, senza perdere di vista la performance della struttura. 

Importante fare attenzione alla domanda, che spesso presenta un andamento stagionale, ma che nonostante questo dovrebbe riuscire ad offrire un ricavo costante. Il tutto grazie a un’analisi prospettica futura, con chiara visione del valore di ogni singolo servizio che viene offerto al cliente.

Quello che occorre è una visione di medio-lungo periodo a cui spesso non si è abituati, considerando che di frequente si pensa al tutto e subito, senza comprendere l’importanza degli investimenti a lungo termine.  

La consulenza legale a sostegno delle startup

La consulenza legale a sostegno delle startup

Aprire una startup è solo l’inizio di un processo con cui si trasforma un’idea in un progetto.

In un mondo che è in continua evoluzione sono numerosi i giovani e meno giovani che scelgono di puntare sull’avvio di una startup nei settori più disparati.

In base alla definizione del Ministero dell’Economia e della finanza (MEF), una startup può essere considerata una società caratterizzata da uno sviluppo e per una commercializzazione di servizi che siano innovativi e tecnologici.

Visti i requisiti formali e sostanziali che dovrebbero avere le startup innovative, prima di procedere nell’apertura, è opportuno rivolgersi ad un esperto in consulenza startup, per valutare il progetto.

Nella fase iniziale del progetto di start up è necessario valorizzare e definire i rapporti di forza tra i soci, mentre nelle fasi successive occorre modulare la governance in base ai nuovi interlocutori delle startup.

Il ruolo dell’avvocato nelle startup è fondamentale per usufruire dei finanziamenti agevolati, o per accedere alle nuove modalità di autofinanziamento. Quella del legale è una figura centrale nella consulenza soprattutto per tutte le normative che devono essere applicate in fase di avvio della società.

“L’avvocato – è il commento dell’avvocato Paolo Borrelli – deve essere visto come un partner in modo che sappia orientare nella maniera più corretta il percorso di sviluppo dell’azione imprenditoriale, appellandosi alle leggi vigenti che più riguardano l’ambito di business”.

La consulenza legale per le startup risulta essere fondamentale per definire: la ragione sociale dell’impresa e la redazione degli atti di costituzione.

L’avv. Borrelli fondatore dello Studio legale Borrelli, che si avvale di un team multidisciplinare di professionisti, spiega che:“Una startup spesso ha tutte le carte in regola per poter ricevere degli incentivi fiscali e pertanto un avvocato può essere la figura giusta per affrontare con efficacia situazioni estremamente complesse e risolvere problemi che richiedono un approccio innovativo”.

Lo Studio Borrelli assiste imprese industriali e commerciali, nella strutturazione e nell’attivazione di ogni operazione societaria a carattere straordinario, si occupa di operazioni straordinarie, acquisizioni e anche di startup.

Il trust a protezione dei beni della famiglia

Il trust a protezione dei beni della famiglia Paolo Borrelli Studio legale

Il trust, istituto giuridico di origine anglosassone, è ormai applicabile e diffuso in tutto il mondo. È nato con l’obiettivo di separare da un patrimonio determinati beni che possono essere utilizzati per il perseguimento di un interesse specifico o raggiungimento di uno scopo.

In pratica il “disponente“ affida e “trasferisce” temporaneamente la proprietà di uno o più beni del proprio patrimonio ad un soggetto di sua fiducia, il “trustee”, che ne assumerà il controllo e li gestirà per il raggiungimento dello scopo indicato dal disponente stesso, nell’interesse di uno o più beneficiari.

Nell’ordinamento italiano non vi sono norme specifiche in materia, pertanto bisogna fare riferimento alla Convenzione dell’Aja del 1° luglio 1985. “In mancanza di una legge italiana, per istituire e regolamentare un trust è necessario – spiega l‘avvocato Paolo Borrelli – riferirsi alla normativa contenuta nella Convenzione che però è di limitata utilità, in quanto definisce solo i caratteri fondamentali del trust, ma non si addentra nella sua specifica regolamentazione”.

Le finalità del trust possono essere molteplici: amministrazione e protezione del patrimonio familiare da vicende imprenditoriali o familiari; tutela dei minori e dei soggetti incapaci; tutela del patrimonio per finalità successorie, con destinazione a eredi specifici o a persone estranee alla famiglia; investimento in piani pensionistici o fondi comuni.

Il trust prescinde dal vincolo familiare, tutti lo possono costituire e non ha scadenze dipendenti dall’esistenza o meno del vincolo. Essendo uno strumento giuridico altamente flessibile, consente una risposta efficace alle esigenze di pianificazione patrimoniale non solo delle famiglie ma anche delle coppie di fatto non pienamente tutelate dal punto di vista giuridico.

“Il trust si configura – afferma l’avvocato Borrelli – come uno strumento giuridico estremamente versatile e dagli innumerevoli usi, capace da un lato di rispondere alla domanda di flessibilità che emerge dal contesto economico finanziario, dall’altro di superare i limiti degli istituti giuridici tradizionali dell’ordinamento italiano. Inoltre qualsiasi tipologia di beni può essere apportata, dagli immobili alle opere d’arti, e non vi sono vincoli legali per la sua costituzione, ad esempio il matrimonio per il fondo patrimoniale”.

Negli ultimi anni inoltre il trust ha riscosso enorme successo come strumento per prevenire o risolvere i conflitti patrimoniali purtroppo tipici della separazione o del divorzio, specie nei casi in cui sussista la necessità di tutelare gli interessi dei figli, magari ancora minorenni, o e dei soggetti diversamente abili.

Con il trust “familiare” il patrimonio conferito viene destinato alle esigenze della famiglia, in particolare di educazione ed istruzione della prole.

La Corte di Cassazione, con la sentenza n. 19376 del 3 agosto 2017, ha sancito che il trust familiare deve essere considerato un atto a titolo gratuito, in pratica non è prevista una controprestazione da parte dei familiari per i quali è istituito.

Fincantieri vara l’ultima campata in acciaio del Ponte di Genova

Fincantieri campata acciaio Ponte di Genova

Disegnato da Renzo Piano, il nuovo Ponte di Genova per la costruzione e progettazione porta la firma di due società italiane Fincantieri Infrastructure del gruppo Fincantieri e Salini Impregilo.

Le 17.400 tonnellate d’acciaio sono state forgiate negli stabilimenti Fincantieri di tutta Italia e hanno visto al lavoro più di 800 persone. L’impegno di ingegneri e tecnici specializzati della controllata Fincantieri Infrastructure ha reso possibile l’assemblaggio e la saldatura. Inoltre tutte tecnologie che faranno del viadotto di Genova il primo “smart bridge” d’Europa, saranno sviluppate da due società sempre del gruppo Fincantieri.

Soddisfazione dai vertici di Fincantieri quando ieri è stata posizionata l’ultima campata in acciaio. Dopo un anno di lavori il ponte è quasi pronto. Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, sulla tempistica della nuova opera, a “Il Secolo XIX” ha detto: “È vero: fare le cose per bene dovrebbe essere la normalità, e lo è per molti. Guardiamo cosa stanno facendo in questo momento tutti i professionisti della sanità. Certo, curare le persone è la loro responsabilità, ma siamo senza parole per lo spirito di abnegazione e per la cura verso il prossimo con cui lo stanno facendo. Il miracolo non è stato fare bene il ponte, ma farlo rapidamente, senza per questo venir meno agli standard di qualità e di sicurezza. È stato necessario semplificare le procedure ordinarie e affidarsi a una azienda solida come la nostra, che ha un patrimonio di risorse gestionali, ingegneristiche e tecnologiche in grado di sostenere questa e altre responsabilità. La costruzione di navi non lascia spazio a nemmeno un giorno di ritardo”.

“Solo nel 2019 – continua – ne abbiamo consegnate 26, tra cui 8 tra navi da crociera ed expedition cruise, e 3 navi militari, oltre ad averne varate altrettante per la nostra Marina. Questi standard operativi traslati nella realizzazione del ponte hanno fatto gridare al miracolo in un paese abituato ad aspettare anni e anni per il compimento di infrastrutture strategiche”.

Il viadotto è certamente un’opera complessa alla cui realizzazione Fincantieri ha lavorato senza sosta.

“Un’opera simile è di per sé stessa molto complessa – commenta Bono – , ma non ci sono stati aspetti che ci hanno messo in difficoltà. Abbiamo fatto fronte a imprevisti e rallentamenti esogeni, dall’attesa delle aree dove è stato demolito quel che rimaneva del Morandi al maltempo, che talvolta ha impedito di effettuare determinate lavorazioni o ha influenzato il ritmo dei trasporti via mare dallo stabilimento di Stabia e, non ultima, l’emergenza pandemica. In ogni caso, ogni giorno, si è lavorato per far sì che nessuno di questi elementi incidesse sui tempi di realizzazione”.

Il metodo Genova, soprattutto per la tempestività con cui è stato realizzato il viadotto, viene considerato ormai una regola da replicare. “Le regole – dice l’Ad di Fincantieri -, nella maggior parte dei casi, nascono con un buon intento. Tutte devono però confrontarsi con la realtà su cui vanno a incidere. Guardiamo alla disciplina europea sulla concorrenza: quand’è nata era ispirata a principi condivisibili, ora rischia di essere un ostacolo alla nascita dei campioni industriali europei, un handicap sul piano geo-economico per l’intero continente”.

“Quello che stiamo vivendo in queste settimane – aggiunge – ci ha insegnato cosa significa per un paese la mancanza di produzioni strategiche. Il modello Genova è stato testato sul campo, in condizioni straordinarie, e indica la strada da seguire per semplificare, anche in situazioni più ordinarie”.

L’attività di Fincantieri va oltre i settori della navalmeccanica e Bono afferma: “Se un gruppo industriale solido come il nostro sviluppa con serietà e competenza nuove tecnologie, ha poi la possibilità di esportarle in altri settori. E’ quello che abbiamo fatto con l’acciaio, dalle navi alle infrastrutture, e anche con le tecnologie del ponte: sensori, robotica per la manutenzione, pannelli fotovoltaici che lo alimentano, tutti sistemi sviluppati a chilometro zero dalle nostre controllate genovesi Seastema e Cetena”.

Sul nuovo ponte di Genova la maxi-campata da 100 metri, le operazioni affidate a Fincantieri

ponte di Genova maxi-campata operazioni Fincantieri

In 48 ore una squadra di quasi 50 persone ha portato una campata del peso di 1.800 tonnellate ad oltre 40 metri di altezza. Questi i numeri principali di tutta l’operazione che ha visto il posizionamento dell’ultima maxi-campata da 100 metri sul nuovo ponte di Genova.

Le operazioni sono iniziate sabato e hanno richiesto il coordinamento di attività complesse, sia per la mole che per la posizione, che sono state realizzate dai tecnici e dai saldatori di Fincantieri Infrastructure, che hanno adottato ulteriori misure di sicurezza per far fronte alla grave emergenza sanitaria che condiziona il Paese.

In linea con le azioni specifiche messe in campo da Fincantieri in relazione all’emergenza Covid-19: assicurazione sanitaria integrativa ad hoc per tutti i dipendenti e chiusura dei propri stabilimenti, con l’impegno di riprendere le attività solo quando sarà possibile garantirne lo svolgimento nella piena sicurezza dei lavoratori. Un approccio come sempre sobrio, responsabile, improntato al fare, prima che al dire.

La costruzione di tutto l’impalcato in acciaio, con lo sviluppo delle sue componenti tecnologiche, è stata affidata a Fincantieri Infrastructure e alle società del gruppo Fincantieri. Si tratta di 6.000 tonnellate d’acciaio lavorato e modellato negli stabilimenti del gruppo Fincantieri.

Ecco che in poco più di un mese l’infrastruttura progettata da Renzo Piano ha raggiunto circa 800 metri di lunghezza delle campate, quasi l’80% dell’intera struttura, arrivando a scavalcare la ferrovia.

A conclusione dell’operazione l’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, ha detto che si tratta di: “un risultato importante nel percorso che porta verso il completamento del nuovo ponte e che vogliamo dedicare a tutto il Paese, che oggi fronteggia un’emergenza senza precedenti, seconda solo al periodo post bellico”.

Anticipando inoltre che “Fincantieri metterà a disposizione tutte le proprie competenze affinché questo sforzo sia produttivo nel più breve tempo possibile, e nell’immaginare con tutte le persone responsabili il nuovo modello di sviluppo economico che ne dovrà derivare”.

“Una volta ancora dobbiamo ringraziare – ha evidenziato – tutti i nostri tecnici e operai che con il loro saper fare e con spirito di abnegazione hanno permesso al cantiere di restare operativo, rispettando gli obiettivi fissati, in un contesto sfidante per la loro salute, che continueremo a tutelare in ogni modo e ad ogni costo, perché prioritaria e imprescindibile”.

Il Gruppo Fincantieri, leader mondiale nella navalmeccanica e prima azienda della città, è impegnato nella costruzione del nuovo Ponte di Genova nel duplice ruolo di socio e affidatario per un valore pari al 70% dell’intera commessa.

La decisione di Fincantieri di sospendere l’attività fino al 29 marzo convince la Uilm

decisione Fincantieri 29 marzo Uilm

“Fincantieri, invece, si è fatta carico di anticipare il periodo di fermata con una retribuzione piena chiedendo il piccolo sacrificio di modificare il normale programma delle ferie annuali”. Così Rocco Palombella, segretario generale Uilm, sulla decisione di Fincantieri di sospendere l’attività per due settimane.

Il segretario dell’Unione italiana lavoratori metalmeccanici spiega, in una nota diffusa oggi, che “mentre la situazione del Paese continua ad aggravarsi, con oltre quarantamila persone contagiate e oltre tremila morti in un mese, superando perfino i decessi della Cina, e il sistema produttivo al collasso che rischia una fermata generalizzata, non è il momento di polemiche assurde”.

“Fincantieri – aggiunge Palombella -, fin dall’inizio dell’emergenza Coronavirus, è stata immediatamente disponibile a fermare tutti i cantieri italiani dal 14 al 29 marzo, salvaguardando gli oltre 9mila dipendenti e i circa 18mila lavoratori di tutto il complesso sistema degli appalti, senza nemmeno attendere, come hanno fatto molte altre, che il Decreto ‘Cura Italia’ introducesse la cig per Covid-19, che come noto non ha nessun costo per le imprese, essendo a totale carico dell’Inps, e comporta una decurtazione per il salario dei lavoratori pari a circa 200 euro per 15 giorni”.

La decisione di Fincantieri di fermare le attività fino al 29 marzo era basata sulla speranza di ritorno alla normalità entro quella data e quindi della necessità di non perdere le scadenze degli ordini. “Purtroppo – dichiara il leader Uilm – la situazione nel frattempo è precipitata e non sappiamo ancora quali saranno le conseguenze sul mercato del turismo, ma anche sulla cantieristica e crocieristica, e sulle migliaia di lavoratori interessati”.

Palombella non nasconde la preoccupazione per la situazione del Paese, ma evidenzia come il sindacato ritiene “corretto e coraggioso il comportamento assunto da Fincantieri. Chiediamo all’azienda di continuare a rappresentare, nonostante la grave crisi, un punto di riferimento nella salvaguardia di migliaia di posti di lavoro e in uno dei settori fondamentali per il nostro Paese”.

La Uilm richiede a Fincantieri, come fa sapere il suo segretario, di “intervenire con tutti gli strumenti che riterrà opportuno per contribuire a risolvere questa drammatica situazione insieme alle organizzazioni che stanno combattendo in prima linea contro l’emergenza, continuando ad avere un approccio costruttivo nel rispetto delle migliaia di lavoratori che rischiano gravi conseguenze”.

“Al contempo – afferma infine Palombella – riteniamo non solo stucchevole ma addirittura assurda la preoccupazione di qualcuno, che in questi giorni tragici per l’Italia continua a preoccuparsi solo della programmazione delle ferie estive. Diciamo a costoro di tornare alla realtà, perché altri e ben più gravi problemi attanagliano oggi i lavoratori italiani, problemi che come sindacato dobbiamo contribuire a fronteggiare, facendo fronte comune”.

Le fasi principali del Project Management

AICOM fasi principali Project Management società di ingegneria

Il Project Management è una disciplina, un metodo, una serie di competenze di cui tutte le aziende hanno bisogno.

Negli ultimi anni l’attività di project management all’interno delle aziende ha avuto una crescita costante e sono sempre più le persone che si interrogano sul suo significato e sulle attività svolte concretamente da chi si occupa di gestione di progetti aziendali.

Il project management in pratica consiste nel lavoro di vigilanza di un progetto per garantire il rispetto dei suoi obiettivi, qualità, tempistiche e budget, tutto questo avviene tramite un’attività di controllo delle varie fasi di un progetto e delle attività svolte.

Un buon project management aumenta le possibilità che i progetti possano essere portati a termine in modo tempestivo e senza stress, anche in condizioni avverse. Tuttavia ciò richiede la pianificazione, il monitoraggio, il controllo e la valutazione di tutti i processi.

Di norma questo è il compito del project manager che tiene sott’occhio tutte le aree del progetto e delega i compiti al proprio team. Sono disponibili diversi approcci metodologici per l’implementazione dei progetti.

Nel project management sono utili i metodi che fanno mantenere la visione d’insieme e l’obiettivo del progetto. Occorre perciò scegliere il metodo all’inizio del progetto: i metodi impostano il percorso per il progetto e assicurano che ogni gruppo di lavoro o dipendente abbia un chiaro obiettivo nel progetto. Inoltre, una buona gestione dei progetti garantisce che il budget non sia esaurito troppo presto o investito in modo sbagliato.

Le fasi del Project Management possono essere suddivise in: inizializzazione del progetto; pianificazione; esecuzione; monitoraggio e controllo; chiusura del progetto.

Ciascuna fase deve essere eseguita al meglio secondo criteri che, nati dalla pratica, si sono affermati nell’esperienza dei project manager.

Il project management è una delle attività centrali di AICOM, società di ingegneria privata, che opera da sempre nell’ambito di progetti complessi e multidisciplinari, nei quali un’affidabile e rigorosa azione di monitoraggio dei vari processi costituisce l’unica possibilità di rispettare gli obiettivi in termini di qualità, di tempo e di costi.

“Alcuni dei nostri project manager – evidenziano i vertici della società, nata all’inizio degli anni ’90 per volontà dell’ing. Mauro Tanzi – sono certificati in compliance con i più diffusi standard internazionali, oltre ad aver frequentato master specifici in prestigiosi istituti accademici”.

AICOM: società di ingegneria attiva nella progettazione

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L’ing. Mauro Tanzi all’inizio degli anni ’90 ha dato vita ad AICOM, la società di ingegneria privata che oggi vanta prestigiose referenze a livello nazionale ed è attiva anche all’estero.

In una intervista il Presidente e CEO di AICOM, nel raccontare l’attività della Società parte dalla progettazione, con un accenno poi all’importanza delle certificazioni per una società come AICOM, fino all’attenzione prestata alla sostenibilità energetica.

“Oltre ai settori consolidati dell’ingegneria civile e dell’architettura, AICOM si caratterizza per una marcata multidisciplinarietà che le consente di approcciare casistiche progettuali eterogenee”, esordisce così il Presidente Tanzi, per poi aggiungere: “La società negli ultimi anni si è sempre più caratterizzata nei settori impiantistici applicati agli stabilimenti industriali, alle infrastrutture critiche e all’edilizia sanitaria ed ospedaliera”.

“Anche la progettazione di sistemi integrati di sicurezza fisica – dice – rappresenta un importante tassello nel panorama aziendale in virtù della strategicità degli asset oggetto di intervento”.

Un accenno nell’intervista anche alla progettazione integrata in ambiti sensibili e per questo settore l’ing. Tanzi ricorda “la completa progettazione degli interventi di ristrutturazione edile ed impiantistica dei laboratori di ricerca di Eni SpA a San Donato Milanese”.

“Nel corso degli ultimi mesi – osserva – AICOM sta svolgendo attività di progettazione e construction management per stabilimenti industriali e militari all’estero in ambito aeronautico”.

Sulle certificazioni conseguite da AICOM e dai suoi professionisti, l’ing. Tanzi spiega che testimoniano la volontà dell’azienda di “perseguire alti standard qualitativi nelle attività di progettazione e nella gestione dei processi interni, e l’adeguamento continuo agli aggiornamenti normativi per le professioni tecniche”.

“AICOM – aggiunge – può considerarsi come unica nel panorama nazionale per il numero e la tipologia di certificazioni conseguite nel rispetto degli standard qualitativi internazionali”.

Ultimo tema trattato l’approccio nei confronti delle fonti rinnovabili. “Le esperienze aziendali – conclude l’ing. Mauro Tanzi – spaziano dagli impianti fotovoltaici (sia a terra che su coperture), eolici on shore, geotermici, biomasse e biogas, agli interventi volti al contenimento dei consumi in immobili pubblici e privati”.

Accordo Fincantieri-Naval Group: nasce la joint venture italo-francese

Accordo Fincantieri Naval Group joint venture italo francese

“Questa intesa assicurerà la protezione degli asset sovrani e ci permetterà di supportare sempre meglio le nostre Marine, fornire l’adeguato sostegno alle operazioni per l’export comune e gettare concretamente le basi per il consolidamento dell’industria europea della difesa”. Queste le parole dell’amministratore delegato di Fincantieri, Giuseppe Bono, e del Ceo di Naval Group, Hervé Guillou, subito dopo la firma dell’accordo per la nascita della joint venture tra i due gruppi.

L’Alliance Cooperation Agreement, firmato il 14 giugno, definisce i termini operativi per la costituzione di una società paritaria (50/50), in cui il consiglio di amministrazione sarà composto da sei componenti, tre per ciascuna società. La sede sarà a Genova, con una controllata in Francia, a Ollioules.

Del cda fanno parte Giuseppe Bono, che assume la carica di presidente non esecutivo, e Hervè Guillou. Inoltre per il primo mandato triennale, Fincantieri oltre al presidente esprimerà anche il Chief Operational Officer, mentre a Naval Group tocca nominare l’amministratore delegato e il Chief Financial Officer.

Importante il luogo in cui è avvenuta la firma dell’accordo. Si tratta della fregata “Federico Martinengo”, una unità del programma italo-francese Fremm.

La firma da parte dei due ad, Bono e Guillou, sulla Martinengo, ormeggiata presso l’Arsenale della Marina Militare di La Spezia, ha sottolineato la solidità, che dura ormai da 20 anni, della collaborazione tra i due paesi, Italia e Francia, le loro industrie e le Marine nazionali.

“In ogni ambito e luogo del mondo – ha spiegato Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri – ci siamo trovati in competizione con Naval Group. Un giorno io e Hervé Guillou ci siamo chiesti se non fosse il caso di cambiare strategia e abbiamo convinto i rispettivi governi a unire le forze. Dobbiamo fare così in Europa altrimenti non andremo avanti. Se puntiamo sui numeri siamo sconfitti in partenza: la Cina sforna un milione e mezzo di ingegneri ogni anno, l’intero Occidente non supera a stento i 200 mila. Dobbiamo impegnarci per far valere qualità e specializzazione”.

“Bisogna preparare l’azienda – ha aggiunto – per il futuro e l’alleanza di ieri si inserisce in questo contesto e ci aiuterà nella collaborazione con Occar (Organizzazione congiunta per la cooperazione in materia di armamenti)”.

Attraverso la joint-venture, Fincantieri e Naval Group condivideranno best practice; condurranno congiuntamente attività mirate di ricerca e sviluppo; ottimizzeranno le politiche di acquisti; prepareranno congiuntamente offerte per programmi binazionali e per l’export.

La costituzione della joint-venture è attesa nei prossimi mesi e comunque entro la fine del 2019.

Come confermato da Giuseppe Bono, Fincantieri e Naval Group hanno molti programmi in comune, il primo sarà “l’ammodernamento delle Orizzonti”, e lavoreranno anche sull’esportazione con una maggiore integrazione tra le due società.

Sinergia Delta-FS per il piano di salvataggio Alitalia

Delta Air Lines è il partner industriale delle Ferrovie dello Stato nel piano di salvataggio di Alitalia.

La compagnia area americana entrerà a far parte della compagine con il 10%. Si tratta di una decisione inaspettata e non scontata.

Delta FS Alitalia

Novità per la Banca Popolare di Bari

Banca Popolare di Bari investisicuro.com

Banca Popolare di Bari sta affrontando adeguatamente, con molto impegno, i rapporti con i propri soci e i clienti.

In linea con questo impegno, il Gruppo Banca Popolare di Bari, il più grande gruppo bancario autonomo del Centro e Sud Italia, sta preparando un nuovo piano industriale per rilanciare la Banca e un contestuale aumento di capitale.

Il settore bancario è alle prese con uno uno scenario attuale non sereno e non mancano le turbolenze. Inoltre negli ultimi anni, il quadro normativo incerto non ha aiutato le banche popolari.

Il Consiglio di Stato in merito alla complessa interpretazione della riforma, dopo il pronunciamento della Corte Costituzionale, ha deciso di adire la Corte di Giustizia dell’UE per ottenere i necessari chiarimenti sui due temi maggiormente controversi: la soglia degli attivi e il diritto al rimborso per i soci in caso di trasformazione.

Oltre due anni per decidere sulla riforma e ciò ha avuto delle ripercussioni sul settore delle popolari che sono, da sempre, maggiormente vicine ai tessuti produttivi in cui operano.

In questo contesto turbolento gli istituti di credito cercano di affrontare le leggi e le riforme approvate.

Popolare di Bari si sta adeguando al panorama, tanto che a breve si attiverà per deliberare un irrobustimento del patrimonio.

La BCE cancellerà i debiti sovrani?

crisi-debito-italia-defaultLa BCE ha annunciato la fine del “quantitative easing”, ma probabilmente continuerà a sostenere i debiti sovrani degli stati europei. La situazione economica del Vecchio Continente infatti è ancora precaria, e la banca centrale non vuole frenare i mercati e le economie, anche in considerazione del rialzo dei tassi della Fed, che molti, amministrazione americana in testa, considerano sbagliati.

Che succederà

La BCE continuerà, molto probabilmente, ad acquistare titoli di stato, rimpiazzando i titoli in scadenza con altri titoli. Secondo l’ultima nota dall’Eurotower, questa situazione potrebbe perdurare per anni. Attualmente la banca detiene titoli per quasi 2.170 miliardi di euro, quasi tutti italiani, francesi, tedeschi e spagnoli.

La BCE insomma, allungherà le scadenze, bypassando la fine dei QE. Quindi titoli più longevi al posto dei bonds che stanno per scadere, ma dovrebbe anche incontrare il favore degli stati. Perché i titoli a lungo termine sono più costosi, per i governi, anche se hanno chiaramente il vantaggio di spalmare il debito su un periodo più lungo. Ma c’è anche il vantaggio, sui titoli a lungo ttermine, che l’inflazione aiuti gli stati ad alleggerire il debito.

Per questo è probabile che gli stati saranno ben contenti delle intenzioni della BCE. Per gli analisti questa è la strategia più intelligente. Consolidando il debito, lo si renderà più sostenibile.

Mario Draghi, niente quantitative easing nel 2019

Niente quantitative easing nel 2019: per quanto si potrebbe dar vita a sostegni di breve termine, al momento arriva la conferma da parte del presidente della BCE Mario Draghi del fatto che il programma di acquisti di titoli di Stato da parte dell’Europa finirà con dicembre.

bce

Banca Popolare di Bari: la cartolarizzazione si è conclusa ad un prezzo sopra le attese

Banca Popolare di Bari la cartolarizzazione si è conclusa ad un prezzo sopra le attese

Conclusa con un prezzo al di sopra delle aspettative, la cartolarizzazione multi-originator denominata POP NPLs 2018, originata da 17 banche popolari e non (di cui 12 popolari).

In particolare, le banche coinvolte sono: Cassa di Ravenna, Banco di Lucca e del Tirreno, Banca di Imola, Credito di Romagna, Banca Popolare del Lazio, Banca di Piacenza, Banca Popolare Pugliese, Banca Popolare di Fondi, Banca Popolare del Frusinate, Cassa di Risparmio di Orvieto, Banca Popolare del Cassinate, Banca Popolare di Puglia e Basilicata, Banca Popolare di Cortona, SanFelice 1893 Banca Popolare, Banca Popolare Valconca, Banca Popolare Sant’Angelo, insieme alla Banca Popolare di Bari.

Nell’ambito dell’operazione Jp Morgan e Banca Popolare di Bari hanno svolto il ruolo di Arranger.

Gli Istituti di credito hanno ceduto a un veicolo di cartolarizzazione, denominato POP NPLS 2018, un portafoglio di crediti in sofferenza avente valore lordo esigibile pari a 1.578,3 milioni, composto da crediti secured per il 65,7% e da crediti unsecured per il 34,3%.

Il veicolo ha emesso tre tranches di notes ABS: una senior di 426 milioni, corrispondente al 27% del valore lordo esigibile, dotata di rating Baa3 e BBB da parte, rispettivamente, delle agenzie Moodys e Scope Ratings ed eleggibile per la GACS; una mezzanine di 50 milioni, corrispondente al 3,2% del valore lordo esigibile, dotata di rating Caa2 e B, rispettivamente, da parte di Moodys e Scope Ratings; una junior, non dotata di rating, pari a 15,78 milioni.

Il valore complessivo delle notes dotate di rating è pari al 30,2% del valore lordo esigibile.

La struttura dell’operazione, grazie all’abbinamento della cartolarizzazione con l’assegnazione dei rating e il rilascio della GACS, consente, per le singole banche originator, di migliorare sensibilmente la valutazione del portafoglio e, allo stesso tempo, di ridurre l’onerosità complessiva dell’operazione, assicurando comunque rendimenti interessanti ai potenziali sottoscrittori delle diverse tranches, inclusa la junior.