I bond della Slovenia e il declassamento di Moody’s

slovenia-flag-aikijuanma-300x225Meglio tardi che mai: verrebbe da sintetizzare in questa maniera l’emissione obbligazionaria della Slovenia, una vendita che ha coinciso con l’inatteso taglio del rating nazionale fino al livello “spazzatura” (vedi anche Non esiste un rischio-euro secondo Ersel). La domanda per il debito di Lubiana è stata buona. In effetti, i due bond in offerta hanno beneficiato di scadenze a cinque e dieci anni, per una richiesta complessiva pari a quindici miliardi di dollari, al di sopra della stima del mercato (circa undici miliardi per la precisione).

La Slovenia è stata collocata nel territorio del “non investment grade” da Moody’s. Entrando maggiormente nel dettaglio della cessione, la prima tranche, quella di durata quinquennale, ha raggiunto un importo pari a un miliardo di dollari, con un rendimento molto vicino al 5% (4,95 punti percentuali). La scadenza decennale, invece, ha avuto un importo superiore di oltre il doppio, vale a dire 2,5 miliardi, per un ritorno economico del 6%. L’operazione è stata interrotta proprio dal declassamento di rating, visto che si è trattato di ben due livelli, da Baa2 a Ba1, vale a dire il primo “gradino” della zona a rischio.

Standard & Poor’s e Fitch continuano ancora a mantenere il paese balcanico nell’investment grade, nonostante se ne parli sempre più diffusamente come di una novella Cipro. L’appetito degli investitori è stato comunque stuzzicato dagli interessi, con una focalizzazione sempre più marcata nei confronti delle nazioni maggiormente a rischio (in primis Spagna e Portogallo), senza dimenticare l’Europa dell’Est e il continente africano. La scelta di Moody’s va spiegata con la scarsa capitalizzazione del settore bancario sloveno, ma anche con il deterioramento del bilancio governativo e con l’incertezza che circonda l’ambiente finanziario. Il nuovo governo, in carica da marzo, ha promesso di risolvere ogni singolo problema, con un piano di azione che sarà presentato all’Ue il prossimo 9 maggio, puntando soprattutto sulla privatizzazione di molti asset statali.

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