I bond Apple sono adatti per la quotazione di Etf?

applePoche settimana fa Apple ha fatto parlare parecchio di sé per l’emissione di un importo record di titoli obbligazionari, ben diciassette miliardi di dollari per la precisione (vedi anche Investire in obbligazioni governative – maggio 2013). Si è tratta della maggiore offerta di bond societari della storia, un evento che ha fatto sorgere spontanea in molti investitori una domanda. Questi ultimi, infatti, vogliono capire se e come la cessione di tali strumenti possa essere inclusa nei loro Exchange Traded Fund. Si tratta di una questione importante e che merita di essere approfondita.

Il caso della multinazionale di Cupertino è stato caratterizzato da una qualità molto alta e ampia, tanto è vero che sembra scontata l’inclusione nei principali indici obbligazionari, per la precisione quelli che appartengono all’investment grade. Ad esempio, come stanno sottolineando esperti e analisti, sono i più qualificati per indici come quello relativo al Barclays Capital Credit e anche il Markit iBoxx Usd Liquid Investment Grade. Bisognerà comunque attendere la fine di questo mese di maggio per una eventuale associazione, dato che l’emissione della Apple risale allo scorso 30 aprile. Ovviamente, al contrario dei già citati indici, gli Etf non possono aggiungere le nuove obbligazioni alla fine del mese.

La liquidità, infatti, non è disponibile e non ha alcun senso un lancio di un prodotto simile. Invece, c’è da sottolineare come i fondi vengano associati a una nuova quotazione. Una volta che gli strumenti vengono inclusi negli indici e, di conseguenza, anche negli Etf, si attende fino al momento della scadenza per i rendimenti, poi si provvede alla rimozione dall’indice, un processo praticamente inverso rispetto a quello appena spiegato. Occorre ricordare come bond e fondi obbligazionari tenderanno a decrescere per quel che riguarda il loro valore a causa della crescita dei tassi di interesse, senza dimenticare il rischio del credito, il quale si riferisce alla possibilità che la società emittente non sia in grado di garantire i principali pagamenti di interessi.

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