Bbva colloca un covered bond settennale da 2 miliardi

edificio_bbvaUK_tcm103-19981Bbva (Banco Bilbao Vizcaya Argentaria), noto gruppo bancario multinazionale spagnolo, ha deciso di collocare un covered bond (in Spagna vengono chiamati cedulas hipotecarias) a sette anni, per un importo totale di 2 miliardi di euro: la collocazione è avvenuta in appena tre ore, come ha reso noto lo stesso istituto, con un prezzo di 55 punti base sul midswap corrispondente. Si tratta senza dubbio della maggiore emissione da parte di un gruppo finanziario iberico negli ultimi 18 mesi: in proposito, sono pervenute oltre 135 richieste da parte di investitori istituzionali, richieste che hanno ampiamente superato la disponibilità. Dunque, se il 2009 si è caratterizzato come l’anno dei corporate bond europei, sembra proprio che questo 2010 voglia invece privilegiare il mercato dei covered bond continentali: questa settimana, infatti, non ha visto soltanto l’importante emissione spagnola che abbiamo appena descritto, ma anche quella di BNP Paribas.

 


I covered bond non sono altro che obbligazioni che residuano dai prestiti del bilancio bancario iniziale: essi offrono agli investitori la possibilità di effettuare la richiesta sia alla banca che al gruppo. Tali bond sono molto spesso valutati con un rating positivo (solitamente una tripla A) e possono vantare un primato non indifferente; non vi è mai stato un default in relazione a questi prodotti, nonostante la loro introduzione risalga addirittura a oltre duecento anni fa in Germania. I bond di Bbva offrono circa 20 punti base in più di rendimento rispetto a un titolo governativo simile della Spagna: sono soprattutto gli investitori a reddito fisso quelli che preferiscono un investimento di questo tipo, in particolare se intendono ridurre la loro esposizione ai rischi dei bond governativi dovuti ai deficit della nazione iberica.

 

Le autorità stanno quindi tornando a rivolgersi a questo mercato: la Bce vuole addirittura potenziarlo con un programma di acquisto da 60 miliardi di euro, mentre il governo britannico intende svilupparne uno interno per agevolare il rifinanziamento delle banche.

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